la svolta dopo tre anni

Tre persone in manette per omicidio, droga e favoreggiamento della latitanza

Dal pugno da coma del 2022 alla stazione, per la quale dopo due anni ha perso la vita Miriam Migliore, alla rete familiare che favoriva la fuga. Presi dai carabinieri di Bergamo, ma un fratello è ancora latitante

Tre persone in manette per omicidio, droga e favoreggiamento della latitanza

Ieri, (martedì 7 ottobre) i carabinieri del nucleo investigativo di Bergamo hanno eseguito tre arresti, su ordine del gip e della Procura. Le accuse sono pesanti: omicidio preterintenzionale, traffico di droga e favoreggiamento della latitanza.

Si tratta dell’ultimo capitolo di un’inchiesta lunga e complessa che, partita proprio da Bergamo, ha avuto collegamenti fino in Francia e in Spagna.

In coma dopo un pugno

Tutto era iniziato lo scorso 21 luglio 2022, vicino alla stazione delle autolinee di Bergamo. Durante una discussione, un ragazzo tunisino di 21 anni colpì con un pugno la senzatetto Miriam Migliore, 41 anni. La donna cadde a terra, entrò in coma e non si riprese più. Dopo due anni di sofferenza, morì nel marzo 2024.

L’aggressore, aveva lasciato il carcere, ottenendo il 18 marzo 2024 il permesso di scontare la pena residua agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico nell’abitazione di un cittadino nordafricano a Medolago, in attesa dell’esito del ricorso in cassazione presentato dal suo legale contrario alla sentenza di condanna.

Una nuova accusa e la fuga in Francia

Ma proprio il 24 marzo dello stesso anno, la donna, dopo due anni di coma, è deceduta a seguito elle gravi lesioni craniche riportate, determinando una rivalutazione della condotta del ragazzo tunisino. Per lui, era stata definita l’accusa di omicidio preterintenzionale.

Appresa la notizia della morte della Miriam Migliore, il ragazzo, temendo una nuova carcerazione, approfittò dei domiciliari per scappare. Riuscì a nascondersi in Francia, ma venne arrestato il 6 gennaio 2025 a Villeurbanne, vicino a Lione, grazie a un mandato di arresto europeo.

I tre fratelli si aiutavano a vicenda  

Le indagini hanno poi scoperto che i fratelli dell’aggressore lo avevano aiutato a nascondersi. Gli inviavano soldi all’estero attraverso circuiti internazionali di money transfer, oltre a fornire indicazioni per evitare la cattura. Uno di loro aveva fatto lo stesso con un altro fratello, condannato per droga e arrestato a Barcellona nell’ottobre 2024.

Intorno a loro, sempre secondo i carabinieri, c’era anche un giro di spaccio di cocaina e hashish che riforniva l’hinterland bergamasco, organizzato insieme a un complice algerino. Tutto è stato scoperto grazie a delle conversazioni intercettate, dal contenuto fortemente criptico, che hanno tuttavia consentito di accertare l’esistenza di un consolidato e duraturo circuito di distribuzione di ingenti quantitativi di stupefacenti.

L’operazione del 7 ottobre

Con l’ultima operazione, i carabinieri hanno finalmente chiuso il cerchio, confermando le nuove accuse ai protagonisti dell’inchiesta: al tunisino di 24 anni, già in carcere a Torino dopo l’arresto in Francia, è stata contestata formalmente l’accusa di omicidio preterintenzionale; all’algerino di 25 anni, detenuto a Bergamo per altri reati, è stata notificata l’accusa di traffico di droga; il fratello maggiore, di 29 anni, è stato arrestato a casa nel centro di Bergamo, con accuse di favoreggiamento e spaccio. Secondo gli inquirenti avrebbe sostenuto la latitanza dei due fratelli minori e gestito gran parte del giro di droga.

Resta però irrisolta la posizione dell’altro fratello, il tunisino di 33 anni condannato per traffico di stupefacenti e già arrestato in Spagna nel 2024. Dopo aver scontato la pena in Italia era stato scarcerato il 30 maggio 2025 e trasferito al centro di accoglienza di Trapani per l’espulsione. Il 12 settembre, però,  è riuscito a fuggire durante un ricovero ospedaliero, e da allora è di nuovo latitante.