Caravaggio

Tre ragazze lanciano letame sul banchetto degli anti-abortisti a Caravaggio

Blitz di tre attiviste, indagano i carabinieri. E oggi (lunedì 8) arrivano i camion-vela della campagna #stopaborto, che passeranno anche da Bergamo

Tre ragazze lanciano letame sul banchetto degli anti-abortisti a Caravaggio
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Si sono avvicinate fingendosi attiviste interessate e poi hanno rovesciato un vaso colmo di letame sul banchetto  degli anti-abortisti del movimento “Pro vita e famiglia”.   Il clamoroso “blitz” di protesta è stato organizzato domenica 7 febbraio,  a Caravaggio, nella piazza della chiesa parrocchiale dove la rete delle associazioni pro-live avevano organizzato uno stand informativo contro la legge 194.

Blitz di tre ragazze: letame contro gli anti-abortisti a Caravaggio

Autrici della protesta  sono  state tre ragazze, ancora non identificate. Con il volto coperto dalla mascherina, si sono avvicinate al banchetto dell’associazione e hanno rovesciato del letame sul banchetto, pieno di volantini e pubblicazioni sul tema della libertà di scelta sull’aborto, sulla legge 194 e sulla pillola del giorno dopo, ribattezzata “pesticida antiumano”.

Dopo il lancio, le tre ragazze si sono allontanate e gli organizzatori, senza parole, hanno chiamato i carabinieri. Sul posto è quindi intervenuta  una pattuglia dalla stazione cittadina, che sta indagando. Al momento, stando a quanto emerso, le tre responsabili non sono ancora state identificate.

La campagna #stopaborto e i camion in arrivo

La campagna di “Pro Vita e Famiglia” è arrivata in Bergamasca in questi giorni, dopo essere partita  da Roma lo scorso 20 gennaio. A livello locale l’iniziativa  è sostenuta anche dall’associazione “Noi per la Famiglia”. Oltre al banchetto in piazza di ieri, arriveranno oggi, lunedì 8 febbraio,  anche dei camion recanti cartelloni con slogan contro l’aborto, equiparato dai sostenitori del movimento a un omicidio. Sempre oggi i camion-vela  dovrebbero spostarsi  anche a Treviglio.

“Con questi cartelloni si vuole mandare un messaggio chiaro: non esiste il diritto di uccidere una persona umana – ha spiegato Flavio Rozza, uno dei promotori della campagna pro life – Dopo oltre quarant’anni dalla legalizzazione dell’aborto, è ancora al centro di accesi dibattiti. Ogni anno vengono praticati in Italia circa 80mila aborti. Ma ogni aborto produce sempre almeno due vittime: il bambino che non vedrà mai la luce e la donna che decide di interrompere la gravidanza. Per le donne il danno può essere a livello mentale, emotivo, psichico, ma anche fisico con complicanze che talvolta possono essere anche molto gravi”.

La scelta di abortire, va però  ricordato,  non viene fatta a cuor leggero da nessuna donna e proprio per le sue conseguenze   non è certo un mezzo per il controllo delle nascite. La legge 194 del 1978 consente peraltro di ricorrere all’aborto solo nei primi 90 giorni di gestazione, mentre tra il quarto e quinto mese è possibile per motivi di natura medica. Prima della legge 194, l’aborto era invece un reato penale.

A Bergamo Gori fa rimuovere i manifesti

A metà dicembre,  una campagna nazionale sullo stesso tema e organizzata anche in questo caso da “Pro Vita e famiglia” era arrivata anche a Bergamo. Nel capoluogo, il sindaco Giorgio Gori aveva fatto rimuovere i manifesti e sulla vicenda si era acceso l’ennesimo dibattito.

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