Trovata finalmente la cura per debellare il raffreddore

Forse ci siamo. Dopo anni di studio sembra essere stata trovata la «cura» per debellare il raffreddore, o comunque diminuirne sensibilmente l’insorgenza. Basterebbe disattivare l’azione di una proteina interna alle cellule, impedendone così la replicazione. È quanto emerge da uno studio con vari esperimenti di laboratorio condotti da ricercatori americani dell’Università di Stanford e dell'Università della California a San Francisco, pubblicato sulla rivista Nature Microbiology.
Il compito non è facile. Debellare il raffreddore, flagello ogni anno per milioni e milioni di Italiani, anche più volte l’anno specie nella brutta stagione non è certo un gioco da ragazzi. Stante che il raffreddore non è mai uguale a se stesso, potendo essere «replicato» da almeno 160 diversi tipi di rhinovirus, i principali responsabili del naso che cola, starnuti e di annessi e connessi. Dunque preso una volta, non esiste garanzia che non si possa incappare anche a breve termine in un secondo ed ennesimo raffreddore «attivato» da un'altra specie di virus differente. In un gioco delle parti, insomma, a (ri)caduta libera. Fatto ancora più deleterio è che questi virus sono spesso mutevoli, talvolta resistenti ai farmaci e capaci di sfuggire alle barriere innalzate dalle nostre difese: mettiamoci l’animo in pace, almeno un raffreddore prima o poi ci tocca. La buona notizia è che ora pare che questi «maledetti» microrganismi avranno vita più dura nel riuscire ad attaccare il nostro organismo e mettere k.o. vie respiratorie e difese immunitarie. Alcuni ricercatori americani avrebbero, infatti, identificato il tallone di Achille del rhinovirus e quindi del raffreddore: una proteina presente nelle nostre cellule.
SETD3. Non è un errore di battitura o un codice segreto, bensì è la sigla della proteina «cruciale» che scatena il raffreddore. Quella che i ricercatori avrebbero identificato, dopo una serie di esperimenti su colture di cellule umane e test sui topi, come bersaglio chiave da mettere a tappeto per interrompere la replicazione di molti enterovirus, compreso il rhinovirus specifico per il raffreddore. Il ruolo «infettivo» di questa particolare proteina è stato scoperto grazie a esperimenti complessi di editing genetico Crispr, ovvero i ricercatori hanno accesso e spento a random e uno alla volta tutti i geni esistenti all’interno di ogni cellula, andando a caccia del responsabile che genera la «proteina del raffreddore» e soprattutto di quello che ne permette la continua e possibile replicazione, sotto forme diverse. Insomma, così facendo i ricercatori hanno ottenuto una coltura cellulare in cui ogni cellula dell’intero genoma era priva di volta in volta di un gene e della corrispondente proteina. Il passo successivo è stato esporre la coltura a due enterovirus, quelli più significativi per la manifestazione del virus, e osservare il comportamento delle cellule, ovvero se fosser morte o si fossero replicate. Processo che ha permesso infine di arrivare a identificare la proteina sotto accusa: la SETD3, appunto. La colpevole è lei. La dimostrazione c’è o almeno così pare. I ricercatori sarebbero giunti a conclusione che spegnendo il gene associato alla proteina SETD3 nelle cellule dei polmoni, fra le prime a essere attaccate da forme che colpiscono le vie respiratorie, il virus non sarebbe in grado di attecchire, riprodursi, diffondersi e soprattutto replicare la propria carica e azione virale. L’osservazione è stata fatta in laboratorio sui topi: coloro che erano privi o nei quali la quantità di SETD3 era carente, non sviluppavano il raffreddore.
Ci sarebbe di più. Questa scoperta, a detta dei ricercatori, non sarebbe solo efficace per contrastare l’insorgenza del raffreddore e/o l’attacco dei rhinovirus, bensì potrebbe condurre alla identificazione di possibili bersagli terapeutici per la creazione di farmaci dall’ampia azione antivirale. Quelli cioè che «curano» il raffreddore laddove questo insorga, ma anche di diverse altre tipologie di enterovirus, nella migliore delle ipotesi, nella loro totalità. Naturalmente è una visione prospettica che occorre validare e dimostrare con altri studi dedicati utili a determinare in maniera «cruciale» il ruolo della proteina SETD3 e se il suo spegnimento funziona anche sull’uomo. Ovvero riesce a debellare, finalmente, il raffreddore anche nella nostra specie.