Il caso

Trovata morta Giovanna Pedretti, ristoratrice originaria di Bergamo che ha difeso gay e disabili in una criticata recensione

Il marito aveva denunciato la sua scomparsa ieri (14 gennaio) mattina. Il corpo recuperato dal fiume Lambro a Sant’Angelo Lodigiano. Si pensa al suicidio

Trovata morta Giovanna Pedretti, ristoratrice originaria di Bergamo che ha difeso gay e disabili in una criticata recensione
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di Andrea Carullo

Gli insulti, le accuse, la derisione sui social. A questo aveva portato il caso della pizzeria “Le Vignole”, divenuto un caso mediatico negli ultimi giorni. La titolare, Giovanna Pedretti, che il Corriere della Sera indica essere di origini bergamasche, pare avesse risposto a una recensione omofoba e contro i disabili pubblicata su Google e riguardante il suo ristorante a Sant'Angelo Lodigiano, rispondendo per le rime al presunto avventore. La ristoratrice aveva poi condiviso sui propri canali la cosa.

Il condizionale è però d'obbligo, perché mentre diversi media nazionali avevano ripreso la notizia elogiando Pedretti, sui social era iniziata a circolare la voce che recensione e risposta fossero false (effettivamente, gli screenshot presentano diverse anomalie). In particolare, è stata la giornalista e opinionista Selvaggia Lucarelli a dare eco a queste ricostruzioni.

La vicenda s'è trasformata in tragedia ieri (14 gennaio), quando il corpo di Pedretti è stato trovato nelle acque del fiume Lambro, senza vita, a pochi passi dalla sua auto vicino al ponte di viale dell’Autonomia. Per gli inquirenti si tratterebbe di un gesto estremo. Giovanna lascia una figlia e il marito, Nello, che aveva denunciato la sua scomparsa la mattina e con cui ha lavorato fianco a fianco per 30 anni.

La recensione e la risposta di Pedretti finite al centro delle polemiche

Il caso, i dubbi, l'inchiesta

«Mi hanno messo a mangiare a fianco a dei gay»: esordiva così la recensione che sarebbe stata lasciata su Google al locale Le Vignole, che insieme alla risposta di Giovanna ha fatto molto parlare di sé sui social. «Non mi sono accorto subito perché sono stati composti - continuava la recensione -, e il ragazzo in carrozzina mangiava con difficoltà. Peccato perché la pizza era eccellente e il dolce ottimo, ma non andrò più».

La ristoratrice, sempre stando agli screenshot poi condivisi online, aveva risposto prendendo le parti dei più deboli: «Il nostro locale è aperto a tutti e i requisiti che chiediamo ai nostri ospiti sono l’educazione e il rispetto. Le sue parole di disprezzo verso ospiti che non mi sembra vi abbiano importunato, mi sembrano una cattiveria gratuita e alquanto sgradevole. A fronte di queste bassezze umane e di pessimo gusto credo che il nostro locale non faccia per lei». E aveva aggiunto: «Non selezioniamo i clienti in base ai loro gusti sessuali e men che meno la disabilità. le chiedo, gentilmente, di non tornare da noi, a meno che non ritrovi in sé i requisiti umani che nel suo atteggiamento sono mancati».

A creare dubbi sulla veridicità di questi messaggi il fatto che la recensione e la risposta presentavano due font e grandezze differenti, oltre al fatto che della suddetta recensione non esisteva più traccia nella pagina Google del locale. Giovanna aveva spiegato che la recensione era della scorsa estate ed era stata cancellata, ma ne aveva fatto uno screenshot.

La Procura della Repubblica di Lodi ha aperto un’inchiesta, senza per ora ipotesi di reato. Contestualmente, è stata disposta l’autopsia sul cadavere della donna.

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