l'operazione della procura di monza

Truffa, frode sui contributi Covid, riciclaggio: 21 persone arrestate e sequestri per 40 milioni di euro

Sei individui sono in carcere, altri 15 agli arresti domiciliari. Tra gli arrestati un imprenditore di origini calabresi residente in Bergamasca, pluripregiudicato, già coinvolto in operazioni contro la 'ndrangheta e il traffico di droga

Truffa, frode sui contributi Covid, riciclaggio: 21 persone arrestate e sequestri per 40 milioni di euro
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C’è anche un imprenditore di origini calabresi residente in provincia di Bergamo, già noto alla giustizia italiana per traffico di droga, tra le 21 persone indagate dalla Procura di Monza per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, truffa, bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio. Come riportano i colleghi di PrimaMonza sono 21 le persone arrestate (6 sono in carcere e 15 agli arresti domiciliari) dalla Guardia di Finanza, impegnata anche nel sequestro preventivo d’immobili, terreni, quote societarie, conti correnti e contanti per un valore di 40 milioni di euro nei confronti di 58 soggetti.

Le indagini

Le indagini sono nate in seguito a una verifica fiscale a un consulente fiscale di Cologno Monzese, che si è rivelato essere al centro di una serie di rapporti commerciali sospetti con società prive di strutture operative e aventi, nella gran parte dei casi, sede legale nel proprio studio.

Gli approfondimenti hanno consentito di scoprire un’associazione per delinquere operante in Lombardia, composta da tre compagini riconducibili al consulente fiscale, a un commercialista di Milano e a un faccendiere, oltre che all’imprenditore calabrese, trapiantato in Bergamasca. Quest’ultimo in passato era stato sottoposto a misure cautelari anche nell’ambito di altre operazioni condotte dalla Dda di Milano nei confronti di sodalizi legati alla ‘ndrangheta e dediti al traffico internazionale di stupefacenti.

Come funzionava la frode

Le 42 società, con sede nelle province di Milano, Monza, Como, Pavia, Bergamo e Piacenza, erano intestate a “teste di legno” che tra il 2013 e il 2018 hanno emesso fatture false per oltre 100 milioni di euro. Parte delle fatture è stata utilizzata anche per truffare banche, ottenendo finanziamenti e anticipi. I responsabili presentavano bilanci creati ad hoc e “gonfiati” attraverso l’utilizzo delle fatture false, che consentivano alle società richiedenti di apparire floride quando in realtà erano prive di una qualsiasi struttura operativa. Nel complesso, grazie a due promotori finanziari compiacenti (entrambi arrestati), sono stati ottenuti oltre 40 finanziamenti, per oltre 8 milioni di euro, di cui circa 4 milioni garantiti dallo Stato con fondi del Ministero dello Sviluppo Economico.

Le società, una volta accumulati i debiti, venivano progressivamente fatte fallire e rimpiazzate con altre, mentre il denaro prelevato con bonifici apparentemente giustificati per il pagamento di fatture (sempre false) in favore di ulteriori società riconducibili agli stessi soggetti.

Grazie ali accertamenti svolti durante l’emergenza Covid sono state individuate otto società, sempre riconducibili all’associazione per delinquere, con sede a Milano, Monza e Piacenza, che hanno chiesto a istituti di credito sei ulteriori finanziamenti per oltre 224 mila euro, cui si aggiungo sei richieste di contributi a fondo perduto per oltre 61 mila euro.

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