Un successo del tutto inatteso

La strategia della tensione turca all'origine del trionfo di Erdogan

La strategia della tensione turca all'origine del trionfo di Erdogan
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Con un risultato decisamente a sorpresa, alle elezioni svoltesi in Turchia ieri, domenica 1 novembre, il partito Akp del Presidente Recep Tayyip Erdogan ha conquistato la maggioranza assoluta della camera unica di Ankara, aggiudicandosi 317 seggi su 550, con il 49,5 percento dei suffragi. Al secondo posto si è piazzato, lontanissimo e con poco più del 25 percento dei voti, il Chp, il Partito popolare repubblicano, e successivamente tutte le altre forze politiche con risultati dai 10 punti percentuali in giù. Risultato sorprendente, si diceva, poiché alle ultime elezioni politiche, avvenute lo scorso giugno e che Erdogan ha voluto riconvocare solo 5 mesi dopo per tentare di garantirsi una maggioranza parlamentare più ampia, l’Akp si era fermato al 40 percento. Com’è stato possibile, dunque, che il partito islamico del “Sultano” (come viene chiamato Erdogan dai suoi oppositori), che governa in Turchia da 12 anni, abbia guadagnato quasi 10 punti netti in così poco tempo? La risposta è riassumibile in due concetti: strategia del terrore e politiche dei mass media ai limiti della dittatura.

Perché nuove elezioni? Le elezioni politiche in Turchia, come detto, si erano già svolte a giugno, e regalarono ad Erdogan e al suo partito sì la maggioranza, ma relativa, non avendo ottenuto abbastanza voti per conquistare almeno la metà più uno dei seggi del Parlamento. Un risultato, dunque, che non avrebbe permesso al leader dell’Akp di poter effettuare la riforma costituzionale tanto agognata: quella che avrebbe fatto della Turchia una Repubblica presidenziale (da parlamentare quale è al momento). In questo desiderio di Erdogan si esplica chiaramente il suo ormai nemmeno troppo celato intento: diventare l’indiscutibile e inattaccabile detentore del potere in Turchia. La figura di Erdogan è da diverso tempo, non solo dai suoi oppositori ma anche dalla maggior parte degli analisti internazionale, identificata con quella di un dittatore nascente, che opera per poter avocare a sé quanto più potere possibile.

Turkey Election
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Turkish election officials show the ballot papers with signs of 15 political parties participating in election, as they count ballots shortly after the polling stations closed at the end of the election day, in Istanbul, Sunday, Nov. 1, 2015. Turks headed to the polls Sunday for the second time in five months in what is being seen as a crucial general election that will determine whether the ruling party can restore the parliamentary majority it enjoyed for the past 13-years. (AP Photo/Hussein Malla)

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A supporter of the Justice and Development Party, (AKP), holds a picture of Turkey's President Recep Tayyip Erdogan as people celebrate outside the AKP headquarters, in Istanbul, late Sunday, Nov. 1, 2015. Turkey's ruling party secured a stunning victory in Sunday's snap parliamentary election, sweeping back into single-party rule only five months after losing it. The preliminary result, reported after nearly 99 percent of votes were counted, would show the ruling Justice and Development party (AKP) had won more than 49 percent of the vote and was projected to get 316 seats in parliament, in a stunning victory.(AP Photo/Emrah Gurel)

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Supporters of Turkish Prime Minister Ahmet Davutoglu gather outside the ruling Justice and Development Party headquarters as he speaks in Ankara, Turkey, Sunday, Nov. 1, 2015. Turkey’s ruling party secured a stunning victory in Sunday’s snap parliamentary election, sweeping back into single-party rule only five months after losing it. (AP Photo/Burhan Ozbilici)

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Supporters of Turkish Prime Minister Ahmet Davutoglu gather outside the ruling Justice and Development Party headquarters as he speaks in Ankara, Turkey, Sunday, Nov. 1, 2015. Turkey’s ruling party secured a stunning victory in Sunday’s snap parliamentary election, sweeping back into single-party rule only five months after losing it. (AP Photo/Burhan Ozbilici)

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A supporter of Turkey's President Recep Tayyip Erdogan and The Justice and Development Party, (AKP), covers his body by his national flag as he celebrates with other supporters outside the AKP headquarters, in Istanbul, Sunday, Nov. 1, 2015. Preliminary results in Turkey’s parliamentary election seem to predict that the ruling party has restored its majority in a stunning victory. (AP Photo/Hussein Malla)

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Election official count votes shortly after the polling stations closed at the end of the election day, in Ankara, Turkey, Sunday, Nov. 1, 2015. Turks headed to the polls Sunday for the second time in five months in what is being seen as a crucial general election that will determine whether the ruling party can restore the parliamentary majority it enjoyed for the past 13-years.(AP Photo/Burhan Ozbilici)

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A Turkish election official shows a ballot paper with logos of 15 political parties participating in the election, during the count shortly after the polling stations closed at the end of the election day, in Ankara, Turkey, Sunday, Nov. 1, 2015. Turks headed to the polls Sunday for the second time in five months in what is being seen as a crucial general election that will determine whether the ruling party can restore the parliamentary majority it enjoyed for the past 13-years.(AP Photo/Burhan Ozbilici)

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Turkish election officials count ballots shortly after the polling stations closed at the end of the election day, in Istanbul, Sunday, Nov. 1, 2015. Turks headed to the polls Sunday for the second time in five months in what is being seen as a crucial general election that will determine whether the ruling party can restore the parliamentary majority it enjoyed for the past 13-years. (AP Photo/Hussein Malla)

La riforma costituzionale. Il primo passo per dare una svolta decisiva a questo progetto era appunto la riforma costituzionale. Che può essere effettuata, però, solamente in due modalità: attraverso un referendum popolare, e per poterlo indire è necessario avere almeno 330 voti favorevoli del Parlamento, oppure in maniera autonoma rispetto al volere del popolo, ma in questo caso in consensi dei deputati devono essere addirittura 376. Con i numeri emersi dal voto di giugno, modificare la carta costituzionale sarebbe stata la più lontana delle utopie per Erdogan. Da qui, la decisione di indire una nuova tornata elettorale, contestuale al totale rifiuto degli scorsi mesi di costruire un governo di coalizione, assieme ad altri partiti: avrebbe significato, per Erdogan, un parziale annacquamento del proprio potere, cosa assolutamente inaccettabile per lui. Alle elezioni di novembre dunque, ovvero quelle appena tenutesi, l’Akp doveva essere certo di ottenere un largo successo, che gli permettesse perlomeno di arrivare a ridosso del quorum per indire il referendum. Obiettivo centrato, grazie ad una campagna elettorale violenta ed aggressiva, e ad una manipolazione imbarazzante dei mass media.

La campagna elettorale di Erdogan. Il Presidente turco aveva fondamentalmente due grandi rivali con cui confrontarsi: il partito repubblicano e, soprattutto, il Pkk, il movimento militare curdo. I primi in qualità di avversari politici, i secondi sociali. Per ottenere la vittoria desiderata, Erdogan ha messo in piedi in questi 5 mesi una vera e propria politica del terrore, dipingendo le elezioni venture come un vero e proprio referendum sulla stabilità e sul futuro della Turchia: cari cittadini, o mi date la maggioranza che voglio e vi garantite un futuro sereno, oppure condannatevi alla guerra civile. Erdogan ha perseguito i suoi intenti riprendendo a combattere, nel vero e proprio senso bellico, il Pkk e i curdi presenti in Turchia, da sempre visti come una minaccia al filoislamismo dell’Akp, ha fatto chiudere e censurare televisioni e giornali a lui avversi, ed è rimasto inerme di fronte ad una serie di attentati, il più grave dei quali ha visto morire 102 manifestanti pacifici scesi in piazza ad Ankara. La strategia della paura ha portato i suoi frutti, con il risultato elettorale di ieri. È vero che mancano 13 voti parlamentari per poter indire il referendum per la riforma costituzionale, ma difficilmente Erdogan faticherà a reperirli fra i deputati dell’opposizione, in una maniera o nell’altra.

 

[La rabbia dei curdi a Diyarbakir]
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Youths use a flare as they celebrate preliminary election results of the pro-Kurdish Peoples's Democratic Party (HDP) in Diyarbakir, in Turkey's predominantly Kurdish southeast, late Sunday, Nov. 1, 2015. State-run TRT television says that preliminary results in Turkey's crucial parliamentary election suggest a surprising boost for the ruling party. The result could still change significantly as votes come in from disparate regions of the country, but early indications suggest that the ruling party’s gamble to hold new elections has paid off. (AP Photo/Lefteris Pitarakis)

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People use fireworks as they celebrate preliminary election results of the pro-Kurdish Peoples's Democratic Party (HDP) in Diyarbakir, in Turkey's predominantly Kurdish southeast, late Sunday, Nov. 1, 2015. State-run TRT television says that preliminary results in Turkey's crucial parliamentary election suggest a surprising boost for the ruling party. The result could still change significantly as votes come in from disparate regions of the country, but early indications suggest that the ruling party’s gamble to hold new elections has paid off. (AP Photo/Lefteris Pitarakis)

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A police jeep patrols as garbage set on fire by supporters of the pro-Kurdish Peoples's Democratic Party (HDP) are seen during minor clashes with police in Diyarbakir, in Turkey's predominantly Kurdish southeast, Sunday, Nov. 1, 2015. State-run TRT television says that preliminary results in Turkey's crucial parliamentary election suggest a surprising boost for the ruling party, although the result could still change significantly as votes come in from disparate regions of the country. (AP Photo/Lefteris Pitarakis)

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A masked protester runs past garbage set on fire by supporters of the pro-Kurdish Peoples's Democratic Party (HDP) in Diyarbakir, in Turkey's predominantly Kurdish southeast, Sunday, Nov. 1, 2015. State-run TRT television says that preliminary results in Turkey's crucial parliamentary election suggest a surprising boost for the ruling party although the result could still change significantly as votes come in from disparate regions of the country. (AP Photo/Lefteris Pitarakis)

Che ne pensa l’Europa? Quali sentimenti da parte dei Paesi europei di fronte agli accadimenti turchi? Tutto sommato abbastanza positivi: Erdogan si è sempre schierato in prima fila nella lotta all’Isis, perlomeno a parole, e dare continuità ad un governo che, per quanto prossimo alla tirannia, sia, seppur di matrice islamica, convintamente avverso al Califfato in una posizione strategica come quella della Turchia è un dato confortante. Stabilità ad Ankara, innanzitutto. Meno incoraggiante la ferrea opposizione (eufemismo) di Erdogan ai curdi, che come noto sono la forza locale in Medio Oriente più attiva nella guerra all’Isis. Un prezioso alleato che l’Occidente non può permettersi di perdere o inimicarsi a causa delle bizze politiche di Erdogan. Infine, i flussi migratori: la Turchia, si comprende facilmente vista la sua collocazione geografica, e un costante punto di transito per i migranti che tentano di arrivare in Europa, e al momento sul suolo turco ce ne sono ben due milioni, che non è ancora chiaro se intendano fermarsi o muovere verso il Continente. Una situazione delicata, dunque, che potrà prendere una o un’altra piega in base a cosa Erdogan riterrà più conveniente per sé. Probabilmente, non ci dovrebbero essere scontri con Bruxelles su questo tema: la Turchia, e il suo Presidente, da anni tentano di maturare i necessari requisiti per poter finalmente essere annessi all’Unione europea, e scardinare i rapporti su un tema attuale e delicato per l’Europa come quello dei migranti sarebbe una scelta assai poco lungimirante.