«Tutta colpa della mia fidanzata che non voleva la cocaina in casa»

Cosa non si fa per andare d’accordo con la propria compagna. È quello che deve aver pensato un ventisettenne albanese, incensurato che, stufo delle continue liti con la fidanzata, che gli aveva imposto di non nascondere droga nella loro abitazione, ha trovato un nascondiglio segreto per celare lo stupefacente, cocaina: sotto un sasso, in un campo isolato di Dalmine, al riparo da occhi indiscreti, soprattutto da quelli delle forze dell’ordine. Ma lo stratagemma non ha funzionato a lungo e l’uomo, attualmente senza un lavoro, è finito in manette ed è stato processato per direttissima in un’aula del tribunale di Bergamo, in via Borfuro.
I militari, in borghese, impegnati in un servizio anti-spaccio, hanno notato l’uomo a bordo della sua auto, un’Audi A3, compiere delle manovre sospette: zig zag continui, rallentamenti e poi accelerazioni improvvise, lunghe soste vicino a un terreno agricolo, in via Pinosa, a Mariano di Dalmine. Insospettiti da quello strano comportamento, l’hanno osservato a lungo, ben nascosti. Dopo essere sceso dalla sua vettura, e aver prelevato qualcosa proprio da quel campo, il ventisettenne si è diretto verso il centro di Dalmine, dove gli investigatori dell’Arma hanno deciso di fermarlo. Nel palmo di una mano aveva cinque dosi di cocaina. I militari hanno quindi portato il sospettato in via Pinosa e, sotto un masso, nelle vicinanze di alcune piante, hanno trovato un paio di confezioni di ovetti Kinder, con dentro altre cinque dosi di coca.
«Non sono uno spacciatore - si è difeso il giovane albanese durante il processo -: quelle dosi di cocaina le avrei usate tutte io. Le avevo nascoste in quel campo, perché ero stufo dei continui rimbrotti della mia fidanzata, che non voleva che tenessi nella nostra casa lo stupefacente e nemmeno che lo assumessi nel nostro appartamento. Per questo, esasperato, ho trovato il terreno agricolo, abbastanza isolato, e ho pensato che poteva essere un ottimo nascondiglio per conservare la cocaina». Il giudice Alessandra Chiavegatti ha convalidato l’arresto e ha concesso all’imputato gli arresti domiciliari. «Risulta disoccupato - ha specificato nella sua ordinanza -. È difficile pensare che abbia acquistato quelle dosi per consumo personale. Più verosimile l'attività di spaccio».