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Tutte le domande che è bene farsi sull'oggi di Renzi-Berlusconi-Salvini

Tutte le domande che è bene farsi sull'oggi di Renzi-Berlusconi-Salvini
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«Forza Italia non voterà le riforme di Renzi». Lapidario, diretto, senza margine di fraintendimento: Silvio Berlusconi chiarisce inequivocabilmente le intenzioni di Forza Italia per quanto riguarda il futuro perlomeno immediato, ovvero quello riguardante le votazioni su Italicum e riforma costituzionale, che si terranno alla Camera in settimana. Stampella del Governo? Macché. Patto del Nazareno? E chi se lo ricorda più. Il leader azzurro sembra intenzionato davvero a marciare lungo la strada preannunciata in seguito all’elezione al Quirinale di Sergio Mattarella, ovvero quella dell’opposizione dura e senza paura (il Sessantotto perdonerà questo piccolo prestito).

Numeri alla mano, la diserzione di Forza Italia, in sé, viste anche le numerose fratture interne che non garantiscono certo univocità di posizioni, potrebbe ancora essere un boccone che Renzi e il Pd siano disposti ad ingoiare, anche con un certo orgoglio magari. Ma nel momento in cui il braccetto di Berlusconi andasse ad incrociarsi con quello di Salvini, il prurito per i democratici potrebbe divenire fastidio, se non addirittura dolore, qualora questo nuovo consolato del centrodestra italiano attirasse altre unità parlamentari, da alcuni Ncd, ai pentastellati fuggiti da Grillo e Casaleggio (ormai quasi 40, mica pochi), fino alle minoranze Pd, non certo per comunione di vedute quanto per la possibilità concreta di dare una vigorosa spallata a Renzi.

 

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L’incontro dell’ultimo fine settimana fra Renzi e Salvini sembra abbia suggellato definitivamente l’alleanza anti-Premier, con il leader leghista che annuncia come, se davvero Berlusconi dovesse schierarsi apertamente contro le riforme del Pd, le porte del Carroccio per Forza Italia sarebbero più che spalancate. Oltre allo stupore per questa clamorosa inversione di ruoli, dove è la Lega a decidere se accettare il braccio teso degli azzurri e non viceversa, come sempre accaduto, desta notevoli perplessità questa paventata unione fra la piazza inneggiante al duce, all’anti-Islam e alle vecchie parole d’ordine dei tempi andati di Salvini, e il liberalismo moderato e popolare proprio di Forza Italia.

Silvio, quo vadis? Emerge con forza, allora, un interrogativo: ma Berlusconi a cosa mira? Che strada sta cercando di percorrere? L’alleanza con Salvini non sembra avere assolutamente nulla di programmatico, ma appare come un semplice fronte di opposizione a una figura, a un singolo individuo, a Renzi insomma, ancor più che alle politiche del Governo. Un po’ quello che lo stesso Berlusconi ha subìto e accusato per anni, con il centrosinistra italiano che vedeva Di Pietro, Mastella, Bertinotti e Rutelli uniti sotto una medesima bandiera in nome esclusivamente dell’antiberlusconismo.Una scelta che, la storia lo ha mostrato, porta di tanto in tanto a vincere le elezioni, ma certamente non a costruire e a fare politica (nel senso più nobile del termine).

 

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Che sia una decisione dettata dall’istinto di sopravvivenza? Se così fosse, il futuro sarebbe tutt’altro che roseo: fra i due alleati, Lega Nord e Forza Italia, la posizione dominante la ricopre senza dubbio il Carroccio. Lo dicono i numeri, lo dicono le piazze e il furor di popolo, lo dice la sicurezza con cui Salvini afferma che sì, se Silvio c’è fa piacere, ma si andrebbe benissimo avanti anche senza. Lo dice anche la stessa fragilità interna di Forza Italia, tanto divisa e battibeccante da non poter certo permettersi di dettar condizioni di alcun tipo. Stanti così le cose, cominciare a camminare (o meglio, marciare, visti gli ultimi sviluppi leghisti) con il Matteo milanese potrebbe significare, nel giro di breve tempo, la scomparsa del soggetto politico azzurro, oggi tanto debole e privo di contenuti. Anche perché, senza dubbio, una grossa fetta dell’elettorato di Forza Italia non si rispecchierebbe mai in quel caotico connubio di grillismo, xenofobia ed estremismi di destra che la Lega piano piano sta diventando.

Fatte queste dovute premesse, non sarebbe stato meglio per Forza Italia proseguire sulla linea del Nazareno, offrendo appoggio al Governo nel percorso delle riforme istituzionali (proprio quelle, peraltro, da anni invocate dal mondo azzurro)? Non sarebbe stato meglio accettare, sia nel nome che nel metodo, l’elezione di Mattarella (che non è che sia Prodi o D’Alema) e muoversi come lungimiranza politica vuole, invece che gridare al tradimento e imbracciare le armi con i denti digrignati ma le spalle scoperte?

 

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E Salvini? Non che dalle parti della Lega e del suo leader le idee, sotto un certo punto di vista, siano più chiare. Fino ad ora, il Carroccio è stato la perfetta tavola da surf con cui cavalcare il malcontento popolare del 2015, un po’ come fece il M5S qualche anno fa. Il problema dell’immigrazione non viene affrontato, ma solo appesantito e sempre più denunciato, sulle tasse non vengono fatte proposte reali (l’aliquota unica al 15 percento è una barzelletta), ma si fa solo a gara a chi urla più forte che son troppo alte, e via dicendo.

Una modalità che per qualche mese scalda i cuori dei cittadini più confusi, ma che sul lungo periodo (Grillo insegna) non porta da nessuna parte. Per non parlare degli ammiccamenti all’estrema destra, a Pegida, a Marine Le Pen: Salvini intende realmente creare un soggetto politico fondato su questi presupposti e questi partner? Chissà. Ciò che è certo, è che per proporsi come credibile (quantomeno numericamente) alternativa a Renzi, Salvini ha bisogno di voti, sempre voti, fortissimamente voti, a cominciare da quelli parlamentari. Ecco allora che mettere Berlusconi all’angolo è la prima e più immediata via: caro Silvio, o ti unisci a noi o sparisci dall’agone. E, a quanto pare, lo sventurato rispose.

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