Calendario alla mano

Tutti a parlare dei ponti del 2018 Ma c’è anche chi non li sopporta

Tutti a parlare dei ponti del 2018 Ma c’è anche chi non li sopporta
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È già da qualche giorno che ovunque impazza il toto-ponte. Ponti del calendario, cioè. Non c’è molto da indovinare - il dato di partenza non si discute - e allora ci si scervella su grandi domande del tipo: le grandi aziende permetteranno di agganciare il 25 aprile, che è un mercoledì, al weekend precedente o successivo, arrivando magari poi fino a martedì primo maggio? I bookmaker la danno mille a uno, ma con la Pasqua lontana (1 aprile, e il 2 è pasquetta) ci potrebbe stare. Tanto più che il 2 giugno è sabato. E considerazioni incontestabili del tipo: il 2017 era meglio. La maggior parte dei lavoratori brama il ponte. Una minoranza cospicua ma silenziosa, invece, ostenta indifferenza. O addirittura cela dell’odio motivato.

 

 

Quelli che… il ponte no. Alcune categorie di lavoratori non possono assentarsi per i ponti. Anzi, devono lavorare di più, perché la loro attività non conosce pause. I lavoratori del commercio, ad esempio, soprattutto nei centri commerciali, sempre aperti e anzi presi d’assalto, specialmente se piove. Che in quel caso comunque, se fossero in vacanza e fossero andati in montagna, al 98 per cento avrebbero maledetto la nuvoletta di Fantozzi del fine settimana lungo. Della ristorazione non parliamo neppure: si fanno forzatamente beffa di orari notturni e domeniche, il calendario al massimo lo usano come tovaglietta per la colazione. Chi si occupa di informazione come noi, alle prese con siti internet che non si fermano (o si fermano il minimo indispensabile) e con settimanali che devono uscire comunque, deve tirare dritto. Figuratevi quelli dei quotidiani. E potremmo andare avanti. La tutela delle minoranze implicherebbe un po’ più di moderazione, nell’acclamazione dei ponti, ecco (viva l’invidia, se col sorriso).

 

 

Le ore buttate in coda. La partenza intelligente nel ponte non esiste. O meglio: esiste, ma a quel punto non è più un ponte, perché se si torna un giorno prima, tanto vale fare un fine settimana normale, magari attaccandoci un giorno di ferie (che poi molti a fine anno si ritrovano con delle ferie arretrate). E allora ci si incolonna. Poi alla radio passa quel refrain che si installa subdolo nel cervello: suona come i vetri di Murano, i Sassi di Matera, la D di Domodossola, i camorristi di Secondigliano. Parliamo delle code di Roncobilaccio. Anzi, per esteso, le code nel tratto tra Barberino del Mugello e Roncobilaccio. Anche se siete in galleria a San Pellegrino.

 

 

Il Pil si ammoscia? Anomalia tutta italiana quella dei ponti. All’estero si cerca di evitare la paralisi produttiva. Al massimo si cerca di ovviare con soluzioni come il Bank Holiday, festività nazionale che cade sempre di lunedì ed esclude comunque i servizi pubblici. Si calcola che eliminare una settimana di ferie-festività o permessi retribuiti farebbe guadagnare un punto percentuale di Pil al Paese, pari a circa 15 miliardi. Ma ad alberghi, ristoranti e località turistiche chi glielo spiega? Il cane si morde la coda.

 

 

Ed ecco i ponti. Vediamo dove cascano, questi benedetti numeri rossi, sul calendario. L’Epifania (6 gennaio) cade di sabato. Va meglio ad aprile: oltre a Pasqua e al lunedì dell’Angelo (1 e 2 aprile 2018), il 25 (Liberazione) sarà un mercoledì. Maggio si apre con il primo del mese (Festa dei Lavoratori) che cade di martedì. Niente da fare per il 2 giugno, Festa della Repubblica, che cade di sabato. Stessa sorte per l’8 dicembre, mentre più soddisfazione danno certamente il 1° e 2° novembre (Ognissanti e celebrazione dei defunti) che cadono di giovedì e venerdì. Ferragosto sarà un mercoledì così come Santo Stefano (26 dicembre) mentre Natale 2018 cadrà di martedì. E siamo già arrivati alla fine dell’anno, con lo spumante che si stapperà la notte tra lunedì 31 dicembre e martedì 1 gennaio 2019.

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