Un lumino in chiesa per ognuno dei 195 seriatesi mancati. «Nessuna vita è stata vana»
Nella chiesa che ha ospitato i feretri, la messa in ricordo dei seriatesi portati via dal virus. Sono state 465 le bare totali transitate nell'edificio. Don Mario: «Questo luogo è dedicato a San Giuseppe, “il patrono della buona morte”. A lui li abbiamo affidati»
di Federico Rota
I 195 lumini vengono accesi in ricordo delle vittime del Covid 19, mentre dall'altare della chiesa di San Giuseppe si scandiscono a gruppi di 25, intervallati dall’Eterno Riposo, i nomi di tutte le persone decedute, che Seriate ha pianto nei mesi di marzo e aprile. La parrocchia, tuttavia, con questa santa messa ha voluto pregare non soltanto per ognuno dei cittadini della propria comunità che ha perso la battaglia contro questo terribile virus, ma anche per tutti i defunti che negli ultimi due mesi sono stati ospitati in questo luogo sacro in attesa di essere trasportati nelle sedi destinate alla cremazione, prima della tumulazione.
La celebrazione, connotata da momenti di profonda suggestione, si è svolta a porte chiuse domenica 17 maggio ed è stata trasmessa in diretta streaming per condividere il rito con parenti e fedeli. «Oggi vogliamo ricordare tutti i nostri cari defunti che non hanno potuto avere una celebrazione funebre, ma per i quali è stato possibile officiare soltanto le esequie e dedicare loro una breve benedizione al cimitero - ha spiegato l’arciprete don Mario Carminati -. Questo collegamento video in contemporanea, ci offre l’occasione di poter pregare insieme, dalle nostre case, come una comunità coesa. Volendo riflettere sul significato di questo momento, forse, possiamo pensare che ci doni anche possibilità di maggiore raccoglimento rispetto a quelle che avremmo avuto se ci fossimo ritrovati fisicamente in questo luogo sacro».
La chiesa, momentaneamente chiusa, era stata messa a disposizione per accogliere non soltanto i corpi dei seriatesi ma anche dei defunti della Val Seriana, una delle zone maggiormente colpite dal morbo, durante il picco dell’infezione, in attesa di una loro collocazione definitiva. Si era trasformata, nei fatti, in un cimitero.