La serra che non t'aspetti

Da un ordinario sfratto giudiziario salta fuori la coltivazione di «erba»

Da un ordinario sfratto giudiziario salta fuori la coltivazione di «erba»
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Inconfondibile l’odore che ha investito carabinieri e ufficiale giudiziario quando, nella mattinata di martedì 6 giugno, hanno varcato la soglia dell’abitazione da evacuare per via di una ingiunzione di sfratto esecutivo. Non era mal odore di cibo avariato, reflusso fognario o ristagno di umidità. Non c’è voluto molto a scoprire da dove proveniva l’effluvio. In un angolo dell’alloggio, opportunamente dissimulata da un telo, s’è scoperta una serra abusiva «artigianale», attrezzata di tutto punto. Dentro, riscaldate da un bell’impianto di illuminazione, crescevano rigogliose due piante di cannabis.

 

 

Produzione abusiva di sostanza stupefacente: questo il reato per cui l’inquilino moroso dell’appartamento - M.B., 59 anni, italiano - oltre allo sfratto, ha rimediato anche una pesante denuncia d’ufficio. Sebbene incensurato, quindi possibile beneficiario di una sospensiva della pena in via condizionale, rischia di incorrere in una severa condanna. La coltivazione di cannabis in Italia è un reato anche se destinata ad un uso personale. Nel frattempo M.B. è stato rilasciato a piede libero. Abbastanza incredibile che, pur sapendo dell’imminente arrivo dell’ufficiale giudiziario, scortato da forze dell’ordine, non abbia pensato a far sparire la serra e il suo contenuto. Probabilmente era convinto di ottenere una proroga dello sfratto o forse, più semplicemente, non aveva un posto alternativo dove trasferire la sua stupefacente coltivazione. Smontata la serra, le piante di cannabis sono state poste sotto sequestro e quindi trasferite nella caserma dei Carabinieri di Calusco d’Adda dove resteranno sotto chiave, al buio, in uno stanzino in attesa di essere avviate alla prevista distruzione.

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