Il mondo liquido a ogni livello

Uno si sveglia un mattino qualsiasi e la Manica è diventata un oceano

Uno si sveglia un mattino qualsiasi e la Manica è diventata un oceano
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Uno va a dormire alla sera con la Gran Bretagna che dista dall’Europa solo i 34 km del canale della Manica e si sveglia al mattino che quel canale si è trasformato in un Oceano. Uno va a letto la sera che Torino è pacificamente governata dal magrissimo e austero Fassino e si rialza che invece è passata nelle mani di una ragazza di 31 anni, che ha dietro di sé una squadra di altri volti improvvisati alla politica. Che a governare Roma, la città più disastrata d’Italia e forse d’Europa fosse stata chiamata una poco più che ragazza, Virginia Raggi, 38 anni, era cosa ormai risaputa. Una sorpresa in parte metabolizzata. Ma il copione è sempre quello: nella politica italiana e globale ormai non ci sono più punti fermi.

 

British PM Cameron in Brussels

 

Ne sanno qualcosa i sondaggisti, professione da rottamare ormai, che non riescono più ad azzeccarne una. Hai voglia a costruire dei campioni affidabili, rappresentativi della popolazione. Basta un soffio di vento e la popolazione te la ritrovi spostata tutta da un’altra parte, con buona pace del tuo campione che si scopre rappresentativo di un bel niente. Quando il sociologo Zygmunt Bauman ci parlava di questo mondo in cui viviamo come di un mondo liquido, abbiamo pensato che fossero cose che riguardassero il mondo delle idee, dei professori, tutt’al più delle nuove generazioni. Invece il mondo liquido è quello terra terra degli operai sopravvissuti della periferia torinese che sono scivolati via dalla sinistra e dal Pd senza che nessuno se ne accorgesse. Ed è quello dei cinquantenni britannici, che hanno tralasciato ogni approccio british votando di pancia come indicato da un altro leader un po’ improbabile, Nigel Farage.

 

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Mondo liquidissimo ad ogni livello. Gli stessi che oggi hanno chiuso le porte della Gran Bretagna al rischio presunto dell’invasione degli stranieri, poche settimane fa hanno eletto un musulmano alla guida della loro capitale. Un uomo che in queste settimane sta facendo il Ramadan e che è figlio di famiglia di pakistani pur essendo nato a Londra.

C’erano una volta i blocchi di consenso che non si spostavano. Ricordate Pci contro Dc? O Prodi contro Berlusconi? Ebbene, tutta storia passata. Oggi è l’era dell’elettore transitante, che sceglie sulla base dell’istinto e di fattori imponderabili agli osservatori. È un elettore un po’ irascibile che tende spesso a punire il fronte a cui appartiene. Un elettore a cui piace non farsi prendere, scivolare fuori da tutte le analisi e prendere alle spalle gli analisti stessi.

Dobbiamo abituarci a questa politica senza punti fermi. Dobbiamo abituarci, anche per un semplice motivo: quegli elettori siamo noi. Quanti tentennamenti prima di decidere se mettere la croce di qui o di là? E quanta voglia di votare non per convinzione ma per creare nel nostro piccolo qualche turbolenza?

Dobbiamo abituarci a risvegli un po’ caramboleschi come quello di questa mattina, quando i giornali dicevano una cosa e su internet leggevamo l’opposto. Dobbiamo abituarci a resettare tutti i ragionamenti fatti sino al giorno prima per metabolizzare le novità improvvise che rovesciano gli scenari. Soprattutto dobbiamo abituarci a prenderla con ironia ricordando che come diceva Shakespeare è una grande commedia. E non solo da oggi. La differenza è che oggi nessuno fa più finta che non sia così.

E a proposito, teniamoci pronti per domenica 26. La Spagna al voto e probabilmente sceglierà come capo del governo Pablo Iglesias, un ragazzone con barba, capelli lunghi e codino. L’ottovolante della nuova politica non si ferma mai.

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