E due Stati minori

Per uscire dall’impasse della Diciotti alla fine c'è voluto papa Francesco

Per uscire dall’impasse della Diciotti alla fine c'è voluto papa Francesco
Pubblicato:
Aggiornato:

Alla fine, per uscire dall’impasse della nave Diciotti, c’è voluto il Papa. Proprio così, anche se lui dice di non averci messo lo zampino. Tutto è avvenuto durante il viaggio di due giorni, intenso e a tratti anche molto difficile e drammatico, in Irlanda. È da lì che si sono tenute le file di una trattativa che alla fine ha sbloccato la complicata situazione. Regista dell’operazione il cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale, anche lui a Dublino per la Giornata mondiale delle Famiglie. Da Dublino Bassetti ha dovuto orientare verso strade praticabili l’input di papa Francesco che avrebbe voluto ospitare un gruppo dei migranti addirittura in Vaticano. Bassetti ha affidato al sottosegretario di Stato don Ivan Maffeis la trattativa con il ministero dell’Interno. E alla fine la soluzione è stata trovata: 100 migranti su circa 150 saranno accolti a Rocca di Papa, nella zona romana dei laghi, nella comunità Un Mondo Migliore.

 

Embed from Getty Images

 

Per gli altri, due Stati “imprevisti” hanno dato la loro disponibilità: l’Irlanda, come segno di gratitudine per il viaggio fatto dal Papa, e l’Albania, invece come segno di gratitudine per l’accoglienza che l’Italia fece a inizi Anni Novanta di migliaia di albanesi in fuga. In questo modo si è arrivati a una composizione che rende tutti soddisfatti. Soddisfatto certamente Matteo Salvini perché ha ottenuto che i migranti, pur restando in gran parte sul territorio italiano, non saranno a carico dello Stato, perché saranno a carico della Cei: inoltre ha incassato solidarietà esemplare da due Stati marginali, dimostrando così l’inerzia e il cinismo di stati coma Francia, Spagna o Germania.

È soddisfatto papa Francesco, che ha sempre richiamato la chiesa ad essere in prima linea davanti ai bisogni delle persone e a dare testimonianza di concretezza: la chiesa italiana dalle buone parole è passata ai fatti. Possono essere soddisfatti, pur nella precarietà della loro condizione, i migranti che hanno allontanato lo spettro di un rimpatrio che per loro avrebbe avuto conseguenze drammatiche.

 

Embed from Getty Images

 

Tra gli artefici di questa operazione c’è un sacerdote, padre Aldo Bonaiuto, della comunità Giovanni XXIII. Padre Aldo è erede di don Benzi, è molto vicino a papa Francesco e  ieri nel dialogo con i giornalisti sull’aereo di ritorno da Dublino, è stato da lui citato come «quello che ha fatto il lavoro con il ministero dell’Interno».

Bonaiuto, che è vicepresidente dell’associazione Laudato Si’ (dal titolo dell’Enciclica di Bergoglio), è anche fondatore di In Terris, quotidiano online lanciato nel 2014. Ed è sul numero di oggi che possiamo leggere questo suo commento a conclusione della vicenda dei migranti della Diciotti. «In questi giorni», scrive lo stesso Bonaiuto, «abbiamo visto una certa mobilitazione e anche una strana passerella di alcuni politici, andati fino a Catania – sotto i riflettori – per "far visita" ai profughi, come se ci fosse un reale interesse verso quelle povere persone (chissà!) che avrebbero il peccato di essere scappati dalla disperazione, certamente da uno stato di grave malessere per lasciare il proprio Paese e avventurarsi in una fuga verso l’ignoto. Nessuno però, ha offerto disponibilità concreta a questi esseri umani se non polemiche mediatiche e accuse tra politici rabbiosi, senza dare concrete soluzioni. L’apertura della Chiesa, grazie all’intervento del Presidente Cei, il Cardinale Bassetti, è stata invece una vera testimonianza di concretezza».

Seguici sui nostri canali