I casi di Trento e Bolzano

In Veneto c’è un serio problema lupi e si vuole consentirne l’uccisione

In Veneto c’è un serio problema lupi e si vuole consentirne l’uccisione
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Il titolo del progetto di legge è pensato per non dare nell’occhio: «Misure di prevenzione e di intervento concernenti i grandi carnivori». È stato presentato dal capogruppo della Lega in Regione Veneto ed ha già ottenuto un primo sì in Commissione. Dietro quella formula gentile si nasconde l'intenzione di dare il via libera agli abbattimenti dei lupi. Cosa che ha suggerito al capogruppo dell’opposizione questa battuta: «Il Veneto si conferma una regione calibro 12».

In realtà un problema c’è, e non da oggi. Le prime segnalazioni di assalti alle greggi durante l’alpeggio risalgono al 2013. L’escalation di bestiame straziato dai lupi, però, è di quest’estate. Ed è un problema che non riguarda solo il Veneto, ma anche le limitrofe province di Trento e di Bolzano, che hanno già varato, ciascuna, una legge analoga che autorizza gli abbattimenti. Una scelta immediatamente confermata dal neo presidente della provincia di Trento, il leghista Maurizio Fugatti. «La presenza dei carnivori selvatici sulle nostre montagne e su quelle venete è un problema serio e non solo di ordine economico», ha detto. «Credo sia giusto monitorare anche il rischio per l’uomo». Come si legge sul sito della Regione Veneto, nel corso del 2017 si sono registrati 163 eventi predatori da parte dei lupi, di cui sono state vittime 357 capi. Ed è di pochi giorni fa una lettera del consorzio dell’Asiago dop al ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio, in cui si spiega come «l’Altopiano, il più esteso d’Europa con i suoi 878 chilometri quadrati, l’area a più alta densità di malghe dell’intero arco alpino, rischia lo spopolamento proprio delle malghe a causa delle crescenti razzie da parte dei lupo».

Ma anche sul fronte leghista non tutti sono d’accordo su questa proposta, che appare una forzatura rispetto a un tema che è di competenza statale. Lo stesso presidente Luca Zaia non ha firmato la proposta di legge e ora, come sollecitato dal WWF, è facile che il governo impugni il provvedimento, come ha già fatto con gli analoghi provvedimenti di Trento e Bolzano (che pur godono di uno statuto di autonomia). Sulla questione è intervenuto anche l’Enpa, l’Ente nazionale per la protezione degli animali, per bocca di Andrea Brutti, dell'ufficio fauna selvatica: «È fondamentale evitare l'effetto domino dell'illegalità, con i tentativi delle Regioni filovenatorie, e in tempi recenti dello stesso Veneto, di usurpare competenze statali, quali appunto quelle in materia di fauna selvatica, sottratte all'autonomia legislativa regionale», ha detto. «Ora si punti finalmente sui metodi ecologici, con decisione e senza le dannose resistenze frapposte finora. Recinti mobili, cani da guardiania, ricoveri notturni degli animali, solo per citarne alcuni, sono gli unici strumenti validi per prevenire possibili conflitti tra uomini e animali».

Negli ultimi tre anni, la Regione è intervenuta a tutela degli allevatori con ogni mezzo consentito, nel rispetto del regime di protezione: monitoraggio dei branchi, indennizzo dei capi predati, fornitura di duecento recinti elettrificati, consegna di dieci pastori maremmani abruzzesi come cani da guardiania, formazione e supporto agli allevatori per gestire correttamente mandrie e greggi. Secondo i dati più aggiornati del monitoraggio effettuato nella stagione invernale 2017/2018 nell’ambito del progetto WolfAlps, si è accertata la presenza in Veneto di sei branchi, per un totale di almeno 43 lupi. La dimensione media dei branchi monitorati è di sette lupi, segno di una buona capacità riproduttiva della specie. Piccoli numeri rispetto a quanto accade in Piemonte, dove è stata censita la presenza di 46 branchi più cinque coppie e una stima di almeno 287 esemplari.

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