Le motivazioni

Via Novelli, un intreccio di eventi ha portato all’omicidio

La Corte d’assise parla di “sliding doors”, come nel famoso film, per motivare la condanna a 21 anni del giovane che ha ucciso un 34enne davanti a moglie e figlie

Via Novelli, un intreccio di eventi ha portato all’omicidio
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La Corte d’assise, presieduta da Giovanni Petillo, inserisce anche un riferimento cinematografico nelle 23 pagine di motivazioni della condanna del giardiniere Alessandro Patelli, oggi 21enne, a 21 anni per omicidio volontario aggravato. All’epoca dei fatti, avvenuti domenica 8 agosto 2021 alle 13 in via Novelli a Bergamo, l’assassino aveva 19 anni.

Quel giorno Patelli accoltellò a morte, causando sei ferite in punti vitali, il tunisino di Terno d’Isola Marwen Tayari, 34 anni, davanti alla moglie e alle due figlie minorenni. Gli eventi attraverso cui si arrivò all’omicidio sono concatenati, e le cose sarebbero potuto andare diversamente se alcuni di essi non si fossero verificati. Come nel film “Slindig doors”. Alla fine, però, la volontarietà dell’atto finale non è in discussione. Anzi.

Gli eventi concatenati

La famigliola di Tayari stava andando in stazione a prendere il treno. Ma Marwen si fermò a parlare con una persona dalla barba lunga e l’abbigliamento trasandato. Un senzatetto. Durante la conversazione la moglie e la figlia maggiore, accaldate, si erano sedute sui gradini antistanti il portone di ingresso della palazzina al civico 4 di via Novelli.

In quella casa stava dormendo Patelli, che la domenica si svegliava tardi. A fare da sveglia, quell’8 agosto, fu sua madre, per avvertirlo che il fratello aveva avuto un incidente ed era in ospedale. Così Patelli uscì per andare a prendere il motorino in garage. Si era dimenticato il casco, però, quindi rientrò dal portone, urtando accidentalmente la figlia di Tayari,

A quel punto il tunisino invita il giovane a stare attento. Il ragazzo ha una reazione infastidita, anche perché – pare – troppe volte era costretto a schivare gente seduta sui gradini. Poi ridiscende col casco, ma ha anche un coltello: durante la seguente colluttazione con Tayari sferra colpi in punti vitali, come il collo e il petto. Il tunisino era disarmato dopo che aveva posato a terra la bottiglia di birra che stava bevendo.

Niente legittima difesa

È la provocazione di Patelli, per la Corte, che origina il duello. Quindi non può esistere legittima difesa perché, si legge nelle motivazioni, «la scriminante non può essere invocata se la situazione di pericolo è volontariamente cagionata dal soggetto che reagisce». Inoltre, per la Corte, non c’è proporzione tra offesa e difesa.

Attenuanti e aggravanti

La giovane età di Patelli, imputabile ma «ancora nello stadio evolutivo della personalità», bilancia e annulla le aggravanti: i futili motivi («stimolo lieve e banale, quale quello scaturito dal rimprovero, peraltro del tutto giustificato, che la vittima aveva fatto all’imputato») e l’aver commesso il fatto davanti a minorenni, le due figlie della vittima.

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