Agghiacciante

Video pedopornografici nella chat di classe: la denuncia da una mamma di Bergamo

I filmati venivano condivisi e inoltrati di ragazzino in ragazzino accompagnati da commenti e risatine ironici

Video pedopornografici nella chat di classe: la denuncia da una mamma di Bergamo
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«Una cosa agghiacciante, indescrivibile». Così una mamma di Bergamo ha descritto quello che il figlio di appena 14 anni le ha mostrato sul proprio telefonino e che ha deciso di denunciare ai Carabinieri. Un video pedopornografico, in cui veniva mostrata una violenza. Questo (e tanti altri) sono i filmati che - indisturbati - venivano condivisi e inoltrati nella chat di classe su WhatsApp, di ragazzino in ragazzino, accompagnati da risatine e commenti ironici.

La donna, intervistata da L'Eco di Bergamo, si è quindi rivolta ai Carabinieri, che ora stanno effettuando tutte le indagini del caso, sulla base anche di altre denunce ricevute. «Anche perché qualche settimana dopo, da un cugino che vive fuori regione a mio figlio è stato spedito un altro video, sempre a contenuto pedopornografico e con lo stesso contorno di superficialità», ha aggiunto la signora. Che ha poi lanciato un appello agli altri genitori: «Controllate sempre i contenuti dei cellulari dei vostri figli».

Tra i video che, spesso e volentieri, i ragazzini condividono nelle chat di gruppo non solo violenze sessuali nei confronti di minori, ma anche altri episodi di violenza, torture, sevizie a carico di persone e animali, filmati che inneggiano al fascismo, al nazismo e all'integralismo islamico. Ciò che stupisce, ha poi sottolineato la donna, è la «passività con cui i ragazzi se li scambiavano». Spesso, «senza capire la gravità del loro comportamento». Dando così il via a un circolo vizioso fatto di inoltri e diffusione continua di questi filmati, che - oltre a essere particolarmente grave - è anche un reato.

Non è la prima volta che la denuncia di una mamma ha permesso di scovare e individuare i responsabili che si celavano dietro la realizzazione di questo genere di video. Oltre a WhatsApp, le indagini delle forze dell'ordine si concentrano anche su Telegram, dove soltanto pochi mesi fa sono state scoperte chat da migliaia di iscritti, tra cui figuravano anche numerosi utenti minorenni.

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