Il caso

Violenza sulle donne, storia da incubo dalla Val Calepio: condannato a 10 anni un 32enne

Botte, minacce, controllo maniacale e sigarette spente sulle gambe: dopo anni di soprusi, la denuncia nel 2019

Violenza sulle donne, storia da incubo dalla Val Calepio: condannato a 10 anni un 32enne
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Una relazione iniziata diversi anni fa, nel 2014, quando la giovane aveva 21 anni e lui 23, e che si è poi trasformata in altro, ovvero una storia di ossessione e violenza.

L'ultimo capitolo, come riportato dal Corriere Bergamo, è stato scritto ieri (martedì 21 novembre) in Tribunale, dove A. F., oggi 32enne della Val Calepio, è stato condannato a dieci anni di carcere per stalking e lesioni, oltre che per rapina, ricettazione e detenzione di sostanze stupefacenti, dato che pare fosse anche dedito allo spaccio e al consumo. Dovrà anche pagare seimila euro di multa e ventimila euro di risarcimento alla parte lesa.

Un incubo durato anni

Un vero e proprio incubo per la ragazza, impiegata oggi trentenne, che era stata tagliata fuori da qualsiasi sfera sociale e allontanata da parenti e amici, a causa della gelosia del condannato. Aggressioni, minacce e forme di controllo maniacale erano all'ordine del giorno ormai, con lui che la picchiava, in molti casi completamente fuori controllo e sotto l'effetto di alcol e droghe. In certi casi, come forma di punizione, le avrebbe anche spento delle sigarette sulle gambe. I soprusi però non erano solo fisici, ma anche psicologici: le impediva di uscire con le amiche, a meno che non ci fosse anche lui, le controllava gli account sui social, bloccando gli amici che non gli andavano a genio e, addirittura, aveva modificato password e riconoscimento facciale del suo cellulare, in maniera tale che potesse essere sbloccato solo coi parametri del suo volto.

Le prevaricazioni non si erano fermate certo qui, perché controllava anche chi andava e veniva dal portone del condominio dove la ragazza abitava con la famiglia, accusandola di tradirlo se vedeva entrare qualche uomo, che ovviamente non c'entrava nulla con la fidanzata. L'umiliazione era arrivata a livelli inaccettabili, con la compagna costretta anche a dormire in macchina nel parcheggio dell'azienda dove il suo aguzzino, operaio, lavorava nei turni di notte, affinché potesse controllarla anche in quei momenti.

Gli episodi più inquietanti

In un episodio, la giovane era uscita alla guida della macchina di un parente e il soggetto, che la aspettava, aveva preso a calci la carrozzeria. In un altro, avendo l'idea fissa in testa che si portasse in casa degli uomini, era entrato dalla finestra della sua camera da letto in piena notte, pensando di sorprenderla con qualcuno. Poi ci fu il caso del 2018, quando la fece salire in macchina dicendole che sarebbero andati da un suo amico, che aveva una pistola e l'avrebbe uccisa. Un proposito rimasto tale, in quanto durante il tragitto ebbero un incidente, ma che avrebbe potuto concludersi in tragedia.

La denuncia in caserma

Infine, la vicenda che di fatto concluse il loro rapporto e portò anche al processo: nel 2019, dopo essere tornati da una serata in un bar, l'imputato non trovava più il suo cellulare e aveva cominciato a insultarla, accusandola di averglielo preso. Lei aveva quindi suggerito di tornare al locale per cercarlo, ma una volta arrivati lì avevano scoperto che, essendo tardi, ormai aveva chiuso. A quel punto, era andato su tutte le furie e, dopo averla afferrata per i capelli, aveva preso la sua borsa, dicendo che se non gli avesse restituito il telefono l'avrebbe ammazzata.

In quel momento, però, un uomo su un furgone aveva assistito alla scena ed era intervenuto, facendo allontanare l'individuo, poi andato via in macchina, e accompagnando la vittima dai carabinieri. A quel punto, si era convinta a denunciarlo. Scattò la perquisizione in casa, ma lui era fuggito da una finestra. Nella sua abitazione, oltre a quaranta grammi di marijuana, due carte prepagate di una signora francese, alla quale erano state rubate. Lui si presentò qualche giorno dopo in caserma. In Aula, invece, non è mai comparso.

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