Vittorio Feltri a processo per le frasi sui meridionali, dopo la denuncia di un ex senatore
Sotto accusa alcune sue considerazioni in articoli e trasmissioni dal 2017 al 2020. Il giornalista ha scelto il rito abbreviato
Il giornalista bergamasco Vittorio Feltri ha scelto il rito abbreviato nel procedimento in cui è incriminato per istigazione all'odio razziale.
La vicenda giudiziaria era partita in seguito alla denuncia presentata dall'ex senatore Saverio De Bonis, prima grillino, poi passato al Gruppo misto e infine in Forza Italia. In particolare riteneva che il giornalista bergamasco, in una serie di articoli ed interventi in televisione dal 2017 al 2020, avesse espresso delle considerazioni contro i meridionali. Il processo è fissato al prossimo 24 settembre.
Il plauso di De Giovanni e Al Bano
Soddisfatte della richiesta di comparire davanti al gup a Feltri sono due note personalità del Sud, lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni e il cantante brindisino Al Bano. Il primo ha definito «pregiudizi offensivi» quelli del giornalista, «divisivi e potenzialmente violenti, con risvolti di gravissima discriminazione territoriale».
Sulla stessa linea Al Bano: «Io sono nato nel Sud, ho cambiato pelle molte volte, ho vissuto a Milano ma il rispetto, e sottolineo il rispetto, che si deve avere per l'essere umano, deve essere totale. Caro Feltri, datti un "filtro" a quello che dici. Io non sarò mai contro di te, perché farei il tuo stesso errore».
A difenderlo Senaldi e Minzolini
A difenderlo, invece, ci sono il condirettore di Libero, Pietro Senaldi, e l'editorialista de Il Giornale, Augusto Minzolini. «Credo che Feltri verrà assolto, perché la vicenda non ha né capo né coda, qui siamo sulla libertà di opinione e di analisi - ha sostenuto Senaldi -. Feltri parla della situazione economica del nord e dice che è migliore di quella del sud e addebita al meridione le responsabilità, ma è la sua opinione, dunque è un'accusa che giuridicamente non ha senso».
Insiste invece sui tribunali in difficoltà per i numerosi casi di querela Minzolini: «Il Paese è bloccato e se qualunque diatriba culturale, politica o sociale diventa elemento di querela non si va da nessuna parte. Si dovrebbe presentare sulla base di offese reali, invece si creano problemi grossi dal punto di vista del meccanismo giudiziario. Mi chiedo come si possa, coi tempi della nostra giustizia, stare appresso a queste bazzecole. Non si può imbastire un processo sul pensiero».