Alle urne il 25 gennaio

Voto anticipato in Grecia e intanto le borse calano

Voto anticipato in Grecia e intanto le borse calano
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Come era prevedibile le borse hanno preso male la notizia che in Grecia si andrà alle elezioni anticipate il 25 gennaio. Un vero e proprio tonfo, dovuto alla paura che a trionfare nelle consultazioni elettorali sia la sinistra di Alexis Tsipras, si è registrato sui mercati europei. È crollata Atene, che in mattinata è arrivata a perdere l’11.5%. A Milano si è arrivati a registrare un -3%, male anche Madrid, Francoforte e Parigi, mentre a tenere sono stati solo i listini di Londra. E, se le borse sono andate male, all’euro non è andata meglio: stamattina è stato trattato a 1,2173 dollari, ai minimi dall’agosto 2012. Dopo una partenza in lieve calo, gli indici a Wall Street stanno tentando il recupero. Gli investitori americani sembrano volere ignorare la crisi politica in Grecia, che sta mettendo al tappeto le borse di mezza Europa.

Le preoccupazioni dovute alla sinistra di Tsipras. A preoccupare gli investitori sono le promesse già annunciate da Syriza, il partito di Tsipras, che in caso di vittoria elettorale, metterebbe in discussione il pacchetto di riforme concordato con la troika, per rinegoziare le condizioni imposte in cambio dei prestiti internazionali garantiti ad Atene. L'obiettivo, ha chiarito più volte Tsipras, è abbandonare l'austerità alle radici dell'attuale crisi sociale e umanitaria: la permanenza del Paese nell'Eurozona, invece, non è in discussione. Si tratterebbe di mettere fine all’austerità dopo quattro anni di sacrifici imposti dal governo per assicurare il maxiprestito da 240 miliardi messo a disposizione da Fmi, Bce e Ue. Inoltre, con le elezioni anticipate, la Grecia rischia di non ricevere l’ultima tranche degli aiuti della Troika pari a 7 miliardi, con la prevedibile difficoltà a pagare le spese ordinarie, come stipendi pubblici e pensioni.

I temi politici su cui insiste Syriza, oltre alla questione dei rapporti con l’Europa e i suoi finanziatori, sono l’istituzione di un salario minimo mensile, la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, la creazione di 300 mila nuovi posti di lavoro e, in generale, l’alleggerimento fiscale per le fasce di cittadini più colpite dalla crisi. Soprattutto Tsipras vuole un alleggerimento del debito pubblico greco, che oggi ammonta a 322 miliardi di euro.

Nonostante Syriza non lo chieda, si teme la possibilità a breve o medio termine di una 'Grexit', cioè dell'uscita di Atene dall'euro.

 

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Tsipras

 

Il voto per il presidente della Repubblica. Quella di stamattina era l’ultima chiamata per evitare la tragedia del voto. Dopo il flop dei primi due tentativi, gli occhi e le speranze di tutto il mondo erano sul voto di questa mattina. Ma la votazione al Parlamento di Atene è stata sospesa dopo che 121 deputati hanno dichiarato che si sarebbero astenuti, facendo mancare il quorum per l'ex commissario europeo Stavros Dimas, candidato del governo Samaras. Per vincere avrebbe dovuto raggiungere 180 voti. Ne ha ottenuti solo 168. Al primo scrutinio del 17 dicembre, Dimas ottenne solamente 160 voti, 5 in più di quelli della maggioranza che sostiene il governo Samaras. Lo scorso 23 dicembre, invece, i voti favorevoli erano saliti a 168, 12 in meno di quanti ne servano oggi. Nelle prime due votazioni, però, erano necessari 200 deputati su 300 per eleggere il nuovo capo dello stato, ragione per cui il partito del premier Samaras era convinto di farcela e di scongiurare lo spettro delle elezioni, sperando che i deputati indipendenti si rendessero conto di quello che c’era in gioco.

 

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Samaras

 

Così, anche a causa dei voti contrari dei socialdemocratici e del partito neonazista Alba Dorata, non è stato e ora, in linea con quanto dice la costituzione greca, il paese deve tornare alle urne per eleggere un nuovo governo. Il mondo si aspetta una campagna elettorale molto dura, un derby tra destra e sinistra, che porterà all’elezione di un vincitore che dovrà comunque fare i conti con voti esterni per governare il paese. Il sistema elettorale greco, infatti, si basa sul proporzionale ed è altamente difficile che venga eletto un governo monocolore.

Una dura campagna elettorale Si può dire che la campagna elettorale sia già iniziata, con un primo botta e risposta tra Samaras e Tsipras. Ottimista il primo: “Non abbiamo dubbi, vinceremo”, convinto che “il popolo greco non ci lascerà tornare alla crisi, non lascerà i sacrifici perdersi nel nulla”. Il leader si Syriza, invece, definisce il 29 dicembre una “giornata storica per la Grecia, con una maggioranza di greci determinati a porre un termine alle politiche di austerità”, aggiungendo che “il futuro è già iniziato”.

 

 

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