Wikileaks e quella mail della Clinton coi retroscena della guerra in Siria

Fra le mail di Hillary Clinton pubblicate da Wikileaks, che sono oggetto di indagine perché erano custodite nel suo computer privato nonostante si trattasse di materiale riservato, ce n’è una del 2012 che riguarda la guerra in Siria. A quell’epoca la Clinton, oggi in corsa per la Casa Bianca, era a capo del Dipartimento di Stato Usa.
La mail è significativa per molte ragioni. Anzitutto perché esprime la visione della destra israeliana e del governo di Tel Aviv sul Medio Oriente, con particolare riferimento ai timori che l’Iran si doti di testate atomiche; in secondo luogo perché dimostra la volontà degli Stati Uniti di far leva sulla sicurezza di Israele per sviluppare una politica estera aggressiva. Come spiega il sito Piccole Note, “leggendo queste cose è davvero difficile immaginare il conflitto siriano come una semplice guerra civile. Come si vede, è cosa ben diversa”. Ecco il testo della missiva.
«I negoziati per limitare il programma nucleare iraniano non risolveranno il dilemma della sicurezza di Israele. Né lo farà impedire all’Iran di sviluppare la parte cruciale di qualsiasi programma nucleare – la capacità di arricchire l’uranio. Nella migliore delle ipotesi, i colloqui tra le grandi potenze del mondo e l’Iran iniziati a Istanbul lo scorso aprile e che continueranno a Baghdad a maggio permetteranno a Israele di rinviare di qualche mese la decisione se lanciare o meno un attacco contro l’Iran, cosa che potrebbe provocare una guerra in Medio Oriente».
«Il programma nucleare iraniano e la guerra civile in Siria possono sembrare non collegati, ma lo sono. Per i leader israeliani, la vera minaccia di un Iran dotato di armi nucleari non è la prospettiva di un leader iraniano tanto folle da lanciare un attacco nucleare non provocato contro Israele, che porterebbe alla distruzione di entrambi i paesi. I capi militari israeliani si preoccupano in realtà – ma non possono dirlo – del fatto che Israele sta perdendo il suo monopolio nucleare. Una possibile capacità nucleare dell’Iran non solo può comportare la fine del monopolio nucleare, ma potrebbe anche permettere ad altri avversari, come l’Arabia Saudita e l’Egitto, di giungere al nucleare».
«Il risultato sarebbe un equilibrio nucleare precario nel quale Israele non potrebbe rispondere alle provocazioni con attacchi militari convenzionali in Siria e Libano, come può fare oggi. Se l’Iran dovesse raggiungere l’obiettivo del nucleare, Teheran potrebbe con molta più facilità di oggi ricorrere ai suoi alleati in Siria e a Hezbollah per colpire Israele, ben sapendo che le sue armi nucleari sarebbero per Israele un deterrente che gli impedirebbe di rispondere con un attacco diretto contro l’Iran».
«Torniamo alla Siria. È la relazione strategica tra l’Iran e il regime di Bashar Assad in Siria che rende possibile per l’Iran minacciare la sicurezza di Israele – non attraverso un attacco diretto, che nei trenta anni di ostilità tra Iran e Israele non si è mai verificato, ma attraverso il Libano, attraverso Hezbollah, che è sostenuto, armato e addestrato dall’Iran tramite la Siria. La fine del regime di Assad sarebbe la conclusione di questa alleanza pericolosa».
«La leadership di Israele capisce bene che sconfiggere Assad ora è nel suo interesse. Parlando al programma della Cnn della Amanpour la scorsa settimana, il ministro della Difesa [israeliano ndr.] Ehud Barak ha sostenuto che “il rovesciamento di Assad sarà un duro colpo per l’asse radicale, un duro colpo per l’Iran…. Essendo “l’unico avamposto dell’influenza iraniana nella mondo arabo… e indebolirà drasticamente sia Hezbollah in Libano che Hamas e la Jihad islamica a Gaza”. Abbattere Assad non solo sarebbe una manna enorme per la sicurezza di Israele, ma diminuirebbe anche la comprensibile paura di Israele di perdere il suo monopolio nucleare».
«Più in là, Israele e gli Stati Uniti potrebbero riuscire a sviluppare una visione comune in vista del momento in cui il programma iraniano si dimostrerà così pericoloso da giustificare un’azione militare. In questo momento, è la combinazione dell’alleanza strategica tra l’Iran e la Siria e il costante progresso del programma di arricchimento nucleare iraniano a portare i leader israeliani a immaginare un attacco a sorpresa – se necessario anche nonostante le obiezioni di Washington».
«Con Assad rovesciato e l’Iran non più in grado di minacciare Israele per procura, è possibile che gli Stati Uniti e Israele possano concordare linee rosse per il momento in cui il programma iraniano avrà varcato una soglia non più accettabile. In breve, la Casa Bianca può allentare la tensione che si è sviluppata con Israele riguardo l’Iran facendo la cosa giusta in Siria. La rivolta in Siria dura ormai da più di un anno. L’opposizione non sta arretrando e il regime non vuole accettare una soluzione diplomatica dall’esterno. Con la sua vita e la sua famiglia a rischio, solo la minaccia o l’uso della forza potrà far cambiare idea al dittatore siriano Bashar Assad».