Zero lavoro, zero aiuti: il dramma di una madre costretta a chiudere il bar. E la banca...
Da marzo non può lavorare perché la palestra è chiusa e nel suo locale Fit&Food non passa nessuno. «Ai miei figli ho fatto credere che andasse tutto benissimo, mi sono sentita come Benigni ne "La vita è bella"». Il no del suo istituto di credito alla richiesta di sospensione del mutuo
di Laura Ceresoli
Da dieci mesi Ilaria Pugni non riesce a lavorare. Ad Azzano gestiva da cinque anni il bar Fit&Food all'interno della palestra Il Club in via Oberdan ma, a causa dell'emergenza Covid, ha dovuto rivedere tutti i suoi progetti. «Non riaprirò mai più in quanto non posso più permettermi di pagare le spese a fronte di una clientela ormai nulla - dice -. Ogni mese vedo gli addebiti in banca, puntuali. Ho anche lavorato qualche ora in un supermercato pur di riuscire a far fronte a tutto ciò. Siccome il mio codice Ateco è bar, in teoria potrei tenere aperto ma, visto che la palestra è chiusa, mi ritrovo a entrate zero. Tasse, contributi e affitti non possono essere sospesi. Se riprendo, devo sborsare non solo l’affitto mensile, ma anche tutte le rate dei periodi in cui siamo stati chiusi. Sono quindi obbligata a sciogliere la mia impresa, ho l’atto in questi giorni per la disdetta del contratto».
Ilaria vive a Colognola, proprio al confine con Azzano. Ha una famiglia da mantenere, il mutuo da pagare, due bambini da crescere. Eppure cerca sempre di mantenere il sorriso, nonostante tutto: «Quest’anno ai miei figli ho fatto credere che andasse tutto benissimo, mi sono sentita come Benigni con suo figlio in La vita è bella. Piegata da un periodo difficilissimo, coprivo con un sorriso le mie emozioni pur di non infondergli le negatività che mi soffocavano poco a poco, ogni giorno sempre più».
Qualche settimana fa ha anche bussato alle porte della sua banca per chiedere di poter sospendere il mutuo per un paio di mesi, ma invano: «La risposta del direttore è stata: “Non è possibile, il Dpcm non prevede questa possibilità di sospendere il mutuo oggi. Fino a settembre qualcosa si poteva fare, ma ora no”. Mi si sono riempiti gli occhi di lacrime. Non solo per me, ma per la situazione in generale. Come si può trattare così le persone? Inserite in un sistema impossibile da sostenere, sono obbligate a finire tutti i risparmi per poi crepare di fame e disperazione perché non potendo lavorare, non possono nemmeno più permettersi di sfamare i propri figli. Se mi obbligano a non lavorare per un anno, la sospensione del mutuo è il minimo che mi possano permettere di fare. Ma cosa vivete a fare se di fronte a una madre che è obbligata a non lavorare dopo tutto questo tempo le dite anche “affari tuoi”? Io se fossi stata quel direttore di banca neanche per sogno che gli avrei detto “arrangiati” a una donna madre sola con due figli che da marzo è obbligata a non lavorare. (...)