il libro

Alla scoperta delle oltre quaranta santelle di Alzano Lombardo (alcune sono da salvare)

Nato da un’idea del sindaco Bertocchi, hanno partecipato anche l’assessore Carlessi, la restauratrice Silvia Covelli e Giulia Pezzera. Sarà presentato il 29 febbraio alle 15 in sala consiliare

Alla scoperta delle oltre quaranta santelle di Alzano Lombardo (alcune sono da salvare)
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di Elena Conti

Le santelle di Alzano tornano protagoniste. È stato stampato in questi giorni un libro raccolta delle santelle presenti sul territorio di Alzano, che verrà presentato sabato 29 febbraio alle 15 in sala consiliare. «Si tratta di un libro autofinanziato che nasce da una mia idea - spiega il sindaco Camillo Bertocchi, tra gli autori della raccolta -, qualche anno fa avevo cominciato una mappatura per interesse personale. In questo testo mi sono dedicato soprattutto alle testimonianze relative alle rogazioni, le processioni propiziatorie per il raccolto nei campi e il lavoro dell’uomo, che coinvolgevano le santelle. Buona parte di queste, infatti, si trovano nei pressi dei campi o di vecchie filande. Nel 2012 e nel 2015 avevo già curato due pubblicazioni relative alla santella di Alzano Sopra e a quella di Burro, poi l’assessore alla cultura Mariangela Carlessi ha dato una grande spinta affinché il lavoro proseguisse e questo è l’ottimo risultato».

«Un lavoro corale - specifica l’assessore Carlessi -, fatto di contributi a seconda delle competenze di ciascuno dei quattro autori. Ho coordinato i testi e scritto l’introduzione, curando l’inquadramento storico delle votive e considerando anche i pregevoli ex voto presenti in alcune santelle, approfondendo anche il tema ricorrente della mater dolorosa. Un lavoro di mappatura che ha richiesto molto tempo, che non si riduce alle santelle ma che si estende a statue, dipinti morali e altri manufatti artistici ricollegabili alla devozione popolare. Abbiamo analizzato oltre 40 santelle su tutto il territorio, dal centro storico fino ai boschi. Gran parte di esse è databile tra Settecento e Ottocento, ma potrebbero essere anche precedenti. Purtroppo non esistono documentazioni che possano aiutarci nella definizione esatta della data. Si tratta pur sempre di manufatti percepiti come oggetti del popolo, che li ha rinnovati negli anni a seconda delle esigenze».

«Si tratta di un testo divulgativo, ma anche scientifico, nel quale viene fatto uso dei termini tecnici. Questo perché la nostra intenzione è restituire una guida che fornisca informazioni sulla corretta modalità di conservazione di queste opere d’arte minore. Indicazioni per intervenire correttamente e non superficialmente in futuro, senza fare danni; un punto di partenza per prendersi cura di questi manufatti di grande interesse e valore per il nostro territorio».

A tal proposito è stata interpellata anche la restauratrice Silvia Covelli. «Il mio ruolo - dichiara - è stato quello di indicare il loro stato di conservazione. Alcune necessiterebbero di un restauro da parte di professionisti. Appurare le loro condizioni costituisce il primo passo verso la loro conservazione e valorizzazione. Non possiamo permettere che vengano perse, in passato hanno avuto grande valore per gli alzanesi. Speriamo che con questo libro le possano riscoprire».

L’articolo completo a pagina 53 del numero di PrimaBergamo in edicola fino al 20 febbraio, oppure sull’edizione digitale QUI.

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