La proposta

Bergamo Capitale della Cultura 2023, serve qualcosa di unico: chiamate Mastrovito!

Occorre un progetto di altissimo profilo e abbiamo un artista legatissimo alla nostra città, in grado di provare la sfida

Bergamo Capitale della Cultura 2023, serve qualcosa di unico: chiamate Mastrovito!
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di Giuseppe Frangi

S’avvicina il 2023 e s’avvicina l’anno speciale in cui Bergamo sarà, con Brescia, Capitale della Cultura. Il programma delle iniziative si prospetta fittissimo, frutto di una mobilitazione organizzativa e creativa che ha coinvolto tutti. Nessuno dei promotori ha nascosto l’ambizione a fare qualcosa di davvero speciale, a partire dalla scommessa di fare di due città, una sola capitale. «Un progetto di altissimo profilo per indicare le possibili risposte alle grandi sfide del nostro tempo, che Bergamo e Brescia hanno individuato e sviluppato attingendo da una comune linfa culturale», si legge infatti sul sito bergamobrescia2023.it. E l’aggettivo «altissimo» è rimarcato con un carattere bold.

Qualcuno su quell’«altissimo», però, ha equivocato: nei giorni scorsi a Brescia è stato presentato uno strano monumento, alto appunto oltre cinque metri, con la forma di un’enorme supposta. È stata realizzata in polistirolo, resina e poi ricoperta di stucco e porta la firma dell’artista Severino Del Bono, originario di Nuvolera, classe 1966. I promotori assicurano che la supposta verrà sistemata in un “luogo iconico” di Brescia: c’è piuttosto da augurarsi che le autorità riescano a nasconderla il meglio possibile. Perché sembra più un’idea da Scherzi a parte che da Capitale della Cultura...

L’aggettivo «altissimo», invece, andrebbe preso sul serio. Per esempio, avendo l’ambizione di pensare un segno così potente e così simbolico da essere in grado di proiettare la città su un orizzonte globale. Personalmente, da milanese, ricordo che la svolta che aveva proiettato Milano verso la travolgente crescita di questi anni era stata innescata da un monumento fuori dagli schemi.

Il famoso dito medio di Maurizio Cattelan, innalzato proprio nel centro di Piazza degli Affari, aveva invaso i media di tutto il mondo dando l’immagine di una città senza complessi, spregiudicata, lanciata nella modernità. Buon per Milano che la giunta allora al potere avesse saputo resistere alle pressioni del mondo finanziario, un po’ offeso da quell’opera, decidendo di rendere stabile il monumento di Cattelan.

Il “dito medio” non era opera commissionata, né messa a punto dal lavoro di una commissione di esperti. Era frutto dell’intuizione, o provocazione che dir si voglia, di un artista, che non era nato a Milano ma che era diventato milanesissimo a tutti gli effetti. Le cose che lasciano il segno non nascono mai da una programmazione...

Per venire a Bergamo: è possibile fare questo sogno, che la città alla fine dell’anno da Capitale, continui a sentirsi capitale per aver messo in qualche sua via o piazza un qualcosa su cui sono puntati gli occhi del mondo? Osiamo pensare che sia possibile, perché anche Bergamo (...)

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