Bergamo locomotiva dell’arte contemporanea. A partire dalla Gamec
Sedicesima edizione della Giornata del Contemporaneo organizzata da Amaci. Che è presieduta dal direttore della Gamec, Lorenzo Giusti
Bergamo fa da traino alla Giornata del Contemporaneo. L’iniziativa che ormai da sedici anni apre gratis le porte di musei e studi l’artista è infatti lanciata da Amaci, l’associazione dei musei italiani dedicati all’arte contemporanea, è infatti presieduta da Lorenzo Giusti, che dirige la Gamec di via San Tomaso.
L’iniziativa è prima slittata – si terrà dal 5 all’11 dicembre - e ora presentata in formato ibrido, in gran parte virtuale ma non solo, sperando che il prossimo Dpcm consenta la riapertura dei luoghi d'arte. L’immagine guida affidata ai progetti di 20 artisti «perché oggi più che mai è importante sottolineare il senso di comunità e collettività», ha sottolineato Giusti in fase di presentazione. L’evento fa rete in Italia ma ha pure un respiro internazionale, facendo leva sul grande ruolo che le espressioni della creatività italiana possono avere nel mondo. Ad Adis Abeba, Etiopia, prende forma un opera site specific di Eugenio Tibaldi, per dire. E a Stoccolma, sul tetto dell’edificio progettato da Gio Ponti che ospita l’istituto di cultura italiana, sarà montata una installazione di Monica Bonvicini.
Oltre cinquecento le realtà che hanno aderito. Tutti i progetti digitali proposti dai musei Amaci, i video della rete dei luoghi che partecipano, l’elenco di tutte le attività organizzate dalla rete estera del Maeci e i nomi di tutti gli aderenti alla giornata sono reperibili su giornatadelcontemporaneo.org, oltre ad essere promossi sui canali social dell’associazione e su quelli di tutte le realtà coinvolte.
La Gamec offrirà il 5 e 6 dicembre l’ascolto dell’installazione sonora di Meris Angioletti (bergamasca 43enne che vive a Parigi) «Chapitre XI. Les sirènes. Word-processing», sui canali digitali del museo: se le norme anti Covid lo permetteranno, l’audio si potrà sentire visitando la mostra “Ti Bergamo - Una comunità”. L’opera trova la sua origine nella trasposizione del brano delle Sirene dell’Ulisse di Joyce, riletto e interpretato, in inglese e in francese, da un coro di sei voci femminili a cui fa eco l’artista che legge estratti del racconto di Italo Calvino “Un re in ascolto”, dove l’autore riflette sul linguaggio che, attraverso la voce, si fa corpo. «Una voce significa questo: c’è una persona viva, gola, torace, sentimenti, che spinge nell’aria questa voce diversa da tutte le altre voci. Una voce mette in gioco l’ugola, la saliva, l’infanzia, la patina della vita vissuta, le intenzioni della mente, il piacere di dare una propria forma alle onde sonore»: così scriveva Calvino, e la relazione tra voce e vita, e tra voci e comunità rimanda all’importanza di questo prezioso canale comunicativo, che nei mesi del distanziamento è riuscito a tendere ponti, a tenere stretti i legami tra le persone.
C’è un altro artista bergamasco di fama al centro della Giornata del Contemporaneo: Andrea Mastrovito. Le sue opere sono presenti in molte delle maggiori collezioni private italiane nonché nelle collezioni di diversi musei: Novecento a Milano, Muida di Lussemburgo, Manchester Art Gallery, Mart di Rovereto. Il suo film “I am not legend” sarà dal 5 all’11 dicembre, dalle 19 alle 22, disponibile sui canali digitali del Museo del Novecento e del Contemporaneo di Palazzo Fabroni e di Amaci. Indaga il tema dell’identità e del rapporto con l’altro attraverso la cancellazione delle immagini e la riscrittura dei dialoghi di uno dei capolavori del cinema del 1968: “Night of the Living Dead” (“La notte dei morti viventi”) di George Andrew Romero. È stato realizzato stampando tutti i fotogrammi e intervenendo su ogni foglio con la pittura bianca per eliminare la presenza degli zombie dalla pellicola originale. Sono state ottenute oltre 100 mila tavole, poi rimontate.