Caso ai vertici dell'Accademia Carrara, monta la rivolta nel tempio della sinistra
Al Mutuo Soccorso una serata di dure critiche indirizzate a Palazzo Frizzoni e alla Fondazione per la gestione “privatistica” della pinacoteca
di Wainer Preda
Due richieste. La prima: che il sindaco e l’assessore alla Cultura rispondano alle domande sull’affaire Accademia Carrara poste, legittimamente, attraverso una lettera aperta da intellettuali e cittadini. La seconda: che il general manager della Carrara, Gianpietro Bonaldi, si dimetta.
Le 20.30 di mercoledì 13 novembre. Mutuo soccorso di via Zambonate. Mentre mezzo chilometro più in là il Cda della Fondazione Carrara cerca di cavare il ragno dal buco dopo le dimissioni di Martina Bagnoli pescando dalla classifica dell’ultimo concorso indetto, nella sede cara alla sinistra bergamasca va in scena la protesta civile della Bergamo fortemente critica con la gestione della pinacoteca.
Sala zeppa. Toni pacati, ma parole che tagliano. Ci sono l’ex conservatore dell’Accademia Giovanni Valagussa, l’architetto Attilio Pizzigoni, l’avvocato Luciano Ongaro, lo storico dell’arte Diego Bonifaccio e tanti altri. La loro posizione è chiara. Ricalca quella della Commissarìa che nei giorni scorsi ha diffuso una lettera di fuoco contro l’attuale gestione della Carrara.
«Il museo torni a fare il museo», dice Valagussa. «La cultura non si misura dal conto economico, non è un’esperienza per clienti, ma di crescita civile e sociale per cittadini». Dunque, vade retro le iniziative di puro marketing, la gestione duale squilibrata a favore d’iniziative di lucro e le modifiche che hanno snaturato il luogo (leggasi bistrot e relativi giardini che a Bonifaccio paiono «il retro di una villetta di Grassobbio»).
Tutti chiedono «rispetto» per un’istituzione che per quattro secoli ha fatto la storia della cultura bergamasca. E proprio non ci stanno a vedere l’Accademia trattata come fonte di vil denaro, quando dovrebbe «conservare e diffondere un patrimonio culturale che è di tutti i cittadini».
Nel mirino soprattutto il general manager Bonaldi. La proiezione del video in cui gigioneggia a bordo della Lamborghini di un noto sponsor, per reclamizzare collateralmente la Carrara, lascia esterrefatti i presenti. Cala un silenzio raggelante, seguito da sorrisi amari e dal grido «vergogna». «Qualcuno deve pur dirgli di dare le dimissioni - attacca Pizzigoni -. I nostri politici se ne stanno asserragliati a Palazzo Frizzoni. L’assessore non si sente. Ma chi lo deve dire al general manager di fare un passo indietro?» (...)