L'addio

«Che gioia immensa quando Carla Fracci scelse Bergamo: aveva decine di proposte»

Il ricordo commosso di Elena De Laurentiis, coreografa e docente di tecnica della danza classica al Liceo Coreutico di Bergamo, di cui l’étoile era direttrice artistica dal 2015. E di Fabio Santini, che l’ha conosciuta durante due serate di beneficienza

«Che gioia immensa quando Carla Fracci scelse Bergamo: aveva decine di proposte»
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di Fabio Santini

«Il mio sogno? Dedicarle una serata d’opera alla riapertura del Teatro Donizetti con un corpo di ballo formato da una Compagnia giovanile, magari proprio quella della nostra Scuola di cui lei era direttore artistico». Elena De Laurentiis, coreografa e docente di tecnica della danza classica al Liceo Musicale e Coreutico Locatelli di Bergamo, ha la voce rotta dal pianto. Negli ultimi sette anni ha lavorato fianco a fianco con Carla Fracci che se n’è andata l’altro ieri mattina stroncata da un brutto male.

«Accade tutto sette anni fa - spiega la De Laurentiis -. Carla Fracci lascia la direzione artistica del Teatro dell’Opera di Roma. Il nostro preside Giuseppe Di Giminiani mi invita a pensare a un nome di prestigio per la direzione della scuola. Mi faccio timidamente viva con la grande étoile e le sottopongo l’idea. Mi chiede del tempo per rifletterci. Alla Fracci giungono decine di richieste da parte di licei coreutici di altre città: ha bisogno di valutare e soppesare ogni dettaglio. Intanto ci conosciamo, ci frequentiamo, vuole capire chi io sia, vuole conoscere da vicino gli standard di insegnamento e magari farsi un’idea precisa degli allievi che dovranno rappresentare il suo nome. Alla fine dice di sì e per noi è una gioia immensa, il riconoscimento di un lavoro svolto con passione e metodo, ma anche un’enorme responsabilità professionale e umana. E posso dire che in questi sette anni tutti noi abbiamo assimilato dalla Fracci i valori supremi della sua arte, del senso stesso della vita vissuta in punta di piedi, con fermezza e determinazione. E grande eleganza».

 

Il rapporto tra la donna che Montale definì “l’eterna fanciulla danzante” e Bergamo è saldo e si consolida nel tempo che affonda le radici nelle imperdibili performance al Teatro Donizetti. Un tempo che giunge sino ai nostri giorni. È un sabato sera di novembre del 2017. Ad Albino si tiene una serata all’insegna dell’Arte e della solidarietà. Siamo all’Auditorium Benvenuto e Mario Cuminetti. In programma lo spettacolo “Sì, danza”, il ricavato devoluto all’Associazione Amici dell’Oncologia Valle Seriana, Val Cavallina Onlus. Mi chiamano a presentare l’evento.

La Fracci, accompagnata dal marito Beppe Menegatti, è in forma strepitosa. La invito sul palco, accompagnata da un’ovazione che dura un’eternità. Snocciola aneddoti dietro le quinte. Parla volentieri dell’imitazione irriverente riservatale da Virginia Raffaele. Svela retroscena del suo amore per il tango, i ricordi sugli incontri della sua vita artistica con Nureyev, Margot Fonteyn, Baryshinkov. In sottofondo una musica ritmata, moderna. Invito i tecnici ad alzare il volume. E la Fracci lì per lì improvvisa un balletto che non ti aspetti, sincopato, trascinante. Tira qualche frecciata alle istituzioni che ignorano il sostegno ai teatri, alle scuole di danza, alle Accademie artistiche. Indica i suoi principi: dedizione, sacrificio, tecnica, passione. Torna in platea ma non riesce a sedersi subito perché il boato del pubblico è infinito e fa tremare il palco dell’Auditorium.

Da sinistra: Sofia Inglese, un rappresentante dell'Associazione Amici dell'Oncologia, Fabio Santini, Carla Fracci e Giuseppe Di Giminiani al Creberg Teatro

E poi il 28 maggio 2019, siamo al Creberg di Bergamo. Stessa motivazione sociale, il teatro pieno stipato in ogni ordine di posto. Sono ancora io a fare gli onori di casa. La De Laurentiis ha preparato con i ragazzi del Coreutico il concerto in danza “Don Chisciotte”, uno dei cavalli di battaglia di Rudolf Nureyev. La Fracci fa i complimenti a Sofia Inglese, ex allieva dell’Istituto bergamasco, che mi dà una mano nella presentazione della serata. E parla dei suoi progetti. Sottolinea come a Bergamo ci potrebbero essere tutte le condizioni per creare un’accademia artistica che, con l’imprimatur della Fracci, diventerebbe un fiore all’occhiello della nostra città. «Bergamo potrebbe recitare la parte di apripista di una nuova era nel rapporto tra istituzioni, teatri e scuole di danza, un modello che potrebbe essere copiato da tutta Italia. Voglio parlarne al sindaco Giorgio Gori. Voglio sottoporgli l’idea». Quella è una delle sue ultime apparizioni in pubblico. Sta ai bergamaschi ora raccogliere l’eredità umana e spirituale di un’artista che il mondo intero ha conosciuto, amato, esaltato. E che ha impreziosito con la sua presenza la città di Gaetano Donizetti.

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