Compie 110 anni la Scuola Apostolica dei Dehoniani di Albino, la prima in Italia
«Per la costruzione padre Dehon diede 45.000 franchi del suo patrimonio familiare, padre Alessio Roos faceva la questua di porta in porta nel bergamasco, bresciano e comasco». Venne affidata a confratelli di diversa nazionalità. All'inizio nessuno capiva una parola di bergamasco. Parlavano in francese e la gente li battezzò come “precc francéss”
di Fabio Gualandris
La Scuola Apostolica di Albino festeggia oggi, 2 maggio, il centodecimo anniversario dell’inaugurazione della sede attuale dei padri Dehoniani. Fu la prima comunità dehoniana in Italia.
Così padre Leone Dehon descriveva l'evento del 1910, di ritorno dal suo viaggio a Roma, durante il quale aveva avuto udienza da papa Pio X e da cui aveva ottenuto una benedizione speciale per la casa di Albino: «Albino è in festa. I padri Cappuccini celebrano un centenario della loro fondazione. Essi abbondano nelle manifestazioni esterne: musica, canti, fuochi d’artificio. Alla celebrazione eucaristica sono presenti il cardinale di Milano, il vescovo di Bergamo e due vescovi Cappuccini. La festa dura 3 giorni. La domenica sono a pranzo con loro. Il lunedì è festa da noi, ma in forma molto modesta. Mons. Radini Tedeschi benedice la nostra cappella e assiste alla messa cantata. Noi lo accogliamo per il pranzo, insieme al sindaco e al clero del paese. Io tento di fare un brindisi in italiano. Il vescovo è molto cordiale. Egli auspica che la nostra scuola possa avere tanti alunni bergamaschi. I nostri 10 alunni mi lasciano una bella impressione. Sono ben orientati. Speriamo che si conservino!».
Padre Giulio Madona, nel ricordare la presenza albinese dei Dehoniani, sottolinea che «il breve periodo passato in casa Solari diede ai padri il tempo per cercare una sede definitiva della Scuola Apostolica. Presero subito la decisione di acquistare un terreno in Albino alta, lungo la strada che portava a Bondo Petello. Il contratto di vendita, a buon mercato, venne firmato nel 1909. L’albinese don Giuseppe Carrara, membro della famiglia proprietaria del terreno, rivelò a un padre della Scuola Apostolica che sua madre, indicando il seggiolone sul quale si era seduto padre Dehon nel momento della trattativa, disse ai figli: “Vedete quella sedia? La dovete conservare come una reliquia, perché lì si è seduto un santo”».
«Per la costruzione della nuova casa padre Dehon diede 45.000 franchi del suo patrimonio familiare» continua padre Giulio. «P. Duborgel si impegnò con un mutuo di 25.000 lire; p. Gasparri intensificò il suo rapporto di richiesta con i benefattori; p. Alessio Roos non disdegnò di questuare di porta in porta nei paesi del bergamasco, del bresciano e del comasco».
«La nuova casa venne inaugurata il 2 maggio 1910. La benedisse il vescovo, mons. Radini Tedeschi. Erano presenti p. Dehon, il clero del paese, il rappresentante dei frati Cappuccini e il sindaco. La nuova opera venne affidata da p. Dehon a confratelli di diversa nazionalità: p. Duborgel (francese), p. Barth (alsaziano), p. Goebels (tedesco), p. Roos (svizzero) e p. Gasparri (italiano). All'inizio nessuno di loro capiva una parola di bergamasco e, eccetto p. Gasparri, gli altri tre conoscevano poco la lingua italiana. Trovarono quindi più comodo, quando comunicavano tra loro, parlare in francese. Fu per questo motivo che la gente del posto li battezzò subito come “precc francéss” (preti francesi). Nome col quale per anni venne indicata la Scuola Apostolica e che viene ricordato ancora oggi nei racconti degli anziani».
Attualmente la comunità si è rinnovata nell'accoglienza spirituale a coloro che cercano un approfondimento della fede e della loro vita di preghiera e d’impegno cristiano. Un’oasi dove fermare la corsa, un luogo dell’appuntamento dove potersi incontrare per il riposo, la riflessione, la preghiera.