“Depp contro Heard”, la vita privata in pubblica serie
Apre molti interrogativi il titolo di Netflix, e quelli meno cogenti riguardano il quesito su chi avesse ragione
Di Fabio Busi
«Non potevano risolverla in privato?». Apre molti interrogativi e riflessioni la miniserie documentaria di Netflix sul processo “Depp contro Heard”, e quelle meno cogenti riguardano sicuramente il quesito su chi avesse ragione. Basta infatti poco per capire che la realtà è troppo sfilacciata e complessa per stabilire una sola vittima e un solo carnefice.
Le domande sono altre e più sottili, come quelle riguardanti le assurde tifoserie dei social, la scelta di mettere tutto in pubblica piazza con telecamere e quant'altro, le opinabili decisioni di escludere alcuni documenti dal processo, l'improbabile impermeabilità dei membri della giuria al poderoso tam tam mediatico. Non esiste una verità nitida, ma solo infinite percezioni contrastanti, dettagli equivoci, testimonianze lacunose.
Di fronte a questo pulviscolo di episodi, dettagli, filmati e registrazioni audio, la verità (di comodo) viene suggerita da un paio di elementi che dovrebbero essere solo laterali: la simpatia e la popolarità di Depp, che sommergono facilmente quelle della Heard, e l'importanza di saper recitare anche e soprattutto nella vita, davanti a un giudice. La giovane donna viene spesso accusata di questo, ma lei semplicemente recita male, mentre l'ex marito si cela dietro a una maschera di imperturbabilità, da attore consumato.
Depp e i suoi ammiratori non saranno molto felici di questa serie. Nell'affollarsi di episodi violenti, insulti, minacce, oscenità, sembra infatti delinearsi una differente postura tra i contendenti: da una parte la Heard appare fragile, contraddittoria, ma sinceramente ferita e passionale. Dall'altra, Depp sembra aver pianificato una gelida vendetta per incassare quello che gli spettava e riabilitarsi agli occhi del grande pubblico. Amber avrà sbagliato in buona fede e Johnny, durante il matrimonio, sarà stato travolto dai demoni delle sue dipendenze, si capisce; ma qui lo vediamo mentre riposiziona i pezzi sullo scacchiere per dire a tutti quanti: io sono un “mostro”, lo sapete già, vi piaccio così. Ma lei non è da meno. Ci siamo fatti del male a vicenda, e questo mi assolve.