Serie tv

Diciamolo: nessuno sa raccontare la vita come Zerocalcare

La nuova serie condensa tanti elementi che, anche presi singolarmente, garantirebbero elogi sperticati all'autore

Diciamolo: nessuno sa raccontare la vita come Zerocalcare
Pubblicato:

Di Fabio Busi

Segna un traguardo quasi miracoloso, la nuova serie di Zerocalcare. “Questo mondo non mi renderà cattivo” condensa in sei episodi di mezz'ora tanti elementi che, anche presi singolarmente, garantirebbero degli elogi sperticati all'autore. Zero li mette tutti insieme, li stratifica con la sua aria apparentemente scanzonata, ce li consegna come se niente fosse.

Nella serie (su Netflix) ci sono le storie (e le parlate) di borgata, l'immigrazione vissuta sulla pelle, gli schieramenti politici che spaccano il quartiere, le amicizie mantenute e quelle andate a perdersi, le vicende parallele ma sempre più distanti di coetanei che inevitabilmente si trovano a confrontarsi. Ma c'è di più, c'è quasi una fattoria degli animali della politica e della tv italiana, e tutto un gioco metanarrativo in cui l'autore si ferma a commentare se stesso, le sue scelte lessicali, le piccole incongruenze registiche. C'è la droga e il gelato, ci sono le feste adolescenziali e i consigli comunali su temi scottanti, le risse da strada e i cannibalici talk televisivi.

Un’animazione accurata e dalle tinte pastello, musica di qualità, scelta con cura, un affastellarsi di dettagli (poster, scritte, manifesti, canali streaming) che ci trascinano in un mondo cesellato con un amore non comune. Ed è questa la forza di Zero, circoscrivere il suo racconto a poche persone (ma stanno aumentando), a pochi chilometri di quartiere, nei quali, come in una matriosca, si possono ritrovare tutte le contraddizioni e le lacerazioni del Paese.

Perché alla fine, al di là delle tante chicche narrative, Calcare dimostra di avere qualcosa da dire e il coraggio di spararlo fortissimo in faccia a chi potrebbe non apprezzare. A un certo punto spiega perché chiama “nazisti” quelli di estrema destra, si prende gioco dei conduttori tv e dei produttori, cala il suo giudizio un po’ giocherellone ma fermo sui politici, di una e dell'altra parte (e anche quelli in mezzo). Possiede insomma una libertà autoriale che si vede raramente in Italia. «Ho fatto una serie per Netflix, ormai faccio come ca**o me pare!». Vola più alto, inattaccabile.

Seguici sui nostri canali