E il catechismo? Oggi è ancora in alto mare (si procede in ordine sparso)
Non solo calano i fedeli alle Messe, ma anche sull’educazione cristiana le parrocchie hanno subito un duro colpo dall’emergenza
di Bruno Silini
La catechesi nelle nostre parrocchie ha subìto un brutto colpo dall’emergenza coronavirus. Sospesa durante il lockdown, congelati i sacramenti dell’iniziazione (battesimi, prime comunioni e cresime) per molti bambini, la ripartenza è a macchia di leopardo. Non sono pochi i preti che chiamano in Curia per sapere come muoversi. «In queste settimane - precisa don Andrea Mangili, responsabile dell’ufficio catechistico della Diocesi - ho sentito almeno cento parroci della provincia con il quale mi sono confrontato di catechesi».
Durante l’estate qualche realtà (per esempio San Paolo D’Argon e Alzano Maggiore) ha continuato la catechesi in chiesa declinata soprattutto con momenti di preghiera, invitando i ragazzi in orari diversi. Esperienze offline, dal vivo, di fatto rare. La maggioranza si è orientata con dispense pdf nei gruppi Whatsapp e dirette Facebook. Per ora sull’argomento il vescovo Francesco Beschi non si è ancora espresso in maniera specifica, neanche nell’ultima assemblea del clero.
C'è solo un’indicazione che appare nella lettera pastorale alle parrocchie: «La delineazione e l’organizzazione dei percorsi catechistici - scrive monsignor Beschi - avvenga alla luce delle disposizioni in atto e faccia tesoro delle esperienze maturate sia nel periodo del lockdown, sia durante le esperienze estive. Per quanto riguarda l’iniziazione cristiana dei fanciulli e la celebrazione dei sacramenti che l’accompagnano, si eviti chiaramente l’impressione di una pratica da sbrigare, aprendosi a una riflessione, ancor prima che a una pratica, circa le condizioni che alimentano la sensatezza della proposta. Non possiamo dare per scontato che tutte le famiglie, nella varietà delle loro fisionomie, siano disponibili ad assumere quella soggettività pastorale, catechistica ed educativa che non poche hanno espresso nei mesi della pandemia, ma favoriamo convintamente e con grande apertura di cuore questa soggettività». Tanta buona teoria.
Adesso i “don” e i catechisti attendono qualche indicazione più pratica nel definire quali priorità perseguire. Consapevoli che la normalità di un tempo non potrà essere recuperata a breve occorre ricominciare ragionando su quali aspetti non si possono smarrire nei cammini parrocchiali di catechesi. Tanti parroci e curati immaginano ripartenze “con uno sguardo nuovo” mettendo in conto “di lasciarsi stupire e mettere in crisi” (chiaramente in positivo) dalle esperienze vissute in questo tempo per bypassare i paletti imposti dalle normative anti contagio.
«La questione catechesi - prosegue don Mangili - a oggi è ancora in alto mare perché di solito le parrocchie riprendono generalmente a ottobre. Fondamentalmente non hanno ancora cominciato e di certo non posso dirle con certezza che a metà mese la catechesi parte in tutte le parrocchie anche se la maggior parte si è attivata per raccogliere le iscrizioni che diversamente dagli anni passati contiene un modulo dove i genitori sottoscrivono un patto di corresponsabilità dove ci si impegna a mandare alla catechesi il figlio “sano”. Un po’ come nelle attività sportive e per certi versi anche a scuola». «È chiaro che il Covid - riprende don Andrea - sta rallentando le cose. In quanto a normative, la Conferenza Episcopale Italiana aveva già pubblicato a inizio di settembre il protocollo per riprendere gli incontri di catechesi in ambienti chiusi. In pratica: distanziamento, mascherine e igienizzazione. Fra una quindicina di giorni avremo una riunione con gli incaricati zonali. Può essere che per quell’occasione il vescovo metta a tema la questione, ma non posso darlo per certo».