“Era ora”, l’inquietante leggerezza del valore del tempo
Il film diretto da Alessandro Aronadio traccia un’esistenza per sommi capi senza risultare troppo superficiale
di Fabio Busi
Una leggerezza davvero pesante quella di Dante, protagonista del film “Era ora” (diretto da Alessandro Aronadio e distribuito da Netflix). Vola nel tempo, scavalca gli anni, supera gli eventi di slancio. E tutto questo non per magia o per una strana malattia. Dante è risucchiato dal lavoro, e le cose gli scivolano via, senza che le percepisca davvero. Dalle dimissioni del Papa all'avvento di Instagram, ma anche questioni intime come la nascita di una figlia, la malattia di un amico, la fine di un amore.
La vita non vissuta, un classico del nostro tempo. Farne un film potrebbe sembrare la cosa più banale al mondo, ma il taglio narrativo e il montaggio radicalmente ellittico salvano e rilanciano una storia altrimenti simile a infinite altre. Dante va a dormire e si risveglia un anno dopo, sbatte le palpebre e sono trascorsi dodici mesi. Quasi estraneo a se stesso e alla sua famiglia, come uno straniero in patria. La trovata dei salti temporali permette alla storia di assumere una fisionomia più fresca, esplorativa. Dante affronta una costante indagine su quello che è successo mentre pensava al lavoro.
Gli anni scorrono e il tono si incupisce. Dante fa del male alle persone quasi involontariamente, ma ben presto gli altri si rifanno una vita, mentre lui rischia di restare intrappolato nella sua stessa ragnatela. Il film scorre veloce e traccia un'esistenza per sommi capi, ma non risulta troppo superficiale grazie alla cura dei dettagli, gli oggetti, i disegni, le parole dette che ritornano. L'approfondimento non sarà massimo, ma ci sono anche momenti di riflessione sui perché, sulle colpe dei padri che ricadono sui figli.
Anche se in qualche modo prevedibile, il tutto riesce a camminare con grazia perché non scivola mai in fastidiosi didascalismi. Accenna soltanto, mostra attraverso, poi passa oltre. Nel rifare “Long Story Short” il regista e sceneggiatore italiano ha saputo dosare bene inquietudine e ironia, stile e ritmo. Un cinema asciuttissimo, che non ha grandi ambizioni autoriali, ma accende sicuramente la lampadina del pensiero in chi lo guarda.