Cinema

“Guardiani della Galassia Vol. 3”, bene ma non benissimo

Gunn chiude con la Marvel all’insegna dell’emozione, ma aleggia la sensazione di assistere a passaggi riempitivi

“Guardiani della Galassia Vol. 3”, bene ma non benissimo
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di Fabio Busi

Sullo schermo si alternano le peripezie di oggi e una storia delle origini, colma di dolore e sentimenti laceranti. Non è “Il Padrino parte II”, ma un film di supereroi. Se c'è qualcuno che può traghettare questo genere così fortunato, ma in qualche modo ancora ripudiato (a volte a ragione) dai piani alti del sistema, beh quello è James Gunn. “Guardiani della Galassia Vol. 3” è il suo lavoro d'addio alla Marvel, perché la Dc in sostanza gli ha dato in mano le chiavi della baracca.

Meno forte dei primi due, non è meno significativo nel mostrare cosa voglia dire scrivere, dirigere e modellare un'opera cinematografica. Sì, perché Gunn sa variare sul tema, sa che un terzo film ricolmo di ironia e antiretorica non avrebbe funzionato appieno. Sa che il pubblico si stanca anche dei fuochi d'artificio. Così, sceglie di puntare sui sentimenti, sulla malinconia, sui valori.

Tra scorribande, viaggi spaziali e la consueta arguzia dialettica, ci consegna qualcosa di diverso, un piccolo tema scritto con una mano sul cuore: “Cosa sono capaci di fare gli amici per salvarsi a vicenda”. Una pervicace ricerca di autenticità già iniziata nel Vol. 2 e che si ritrova anche nella figura del cattivo: l'Alto Evoluzionario è un demiurgo di civiltà e creature che potrebbe apparire senza sfigurare in un “Blade Runner”.

Il film funziona meno degli altri perché non ha grandi tasselli da aggiungere alle storie dei personaggi (Rocket escluso). Questa era la forza dei Guardiani, ognuno di loro aveva un vissuto intenso e un’evoluzione originale. Ora, anche per via dei tanti titoli che si sono frapposti tra i volumi 2 e 3, Drax, Gamora e compagni sembrano avere qualcosina di meno da dire. Anche per questo l’opera è ricca di sequenze d’azione arzigogolate, che si protraggono a lungo.

Aleggia la sensazione di assistere ad alcuni passaggi riempitivi. Resta comunque un bel vedere, e un pizzico di malinconia fa capolino perché sarà difficile ritrovare una combinazione efficace come questa: tra regista e personaggi si era instaurato qualcosa di magico.

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