Cinema

Il nuovo “Spider-Man: Across the Spider-Verse” è un monumento alla libertà creativa

Il film targato Columbia restituisce pieno significato al concetto di cinema come meraviglia visiva assoluta

Il nuovo “Spider-Man: Across the Spider-Verse” è un monumento alla libertà creativa
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di Fabio Busi

C'è da stropicciarsi gli occhi, o forse anche qualcosa di più. Il nuovo Spider-Man targato Columbia restituisce pieno significato al concetto di cinema come meraviglia visiva assoluta, un nuovo viaggio memore dei precetti di Georges Méliès. Stavolta la meta non è la luna, ma il tumulto proteiforme del multiverso, che non si attraversa semplicemente: ti abbraccia, frammenta le tue percezioni, ti stordisce. Per lunghi tratti è questa la sensazione dello spettatore: un'ipnosi, un trip allucinato, perché con gli occhi vogliamo assaporare a fondo - il più possibile - quella mirabolante bellezza che si dipana a ritmo forsennato.

In poco più di due ore questo film d'animazione riesce a costruire il classico dissidio adolescenziale dell'uomo ragno, per proiettarlo e frantumarlo nel viaggio attraverso i tanti universi del titolo, ognuno dei quali presenta uno Spider-Man differente (ma in qualche modo uguale). Il quid essenziale però non sta nella trama giovanile, e nemmeno nei vari paradossi spaziotemporali che si vengono a postulare. Questo film è visione avida, psichedelia dei colori che frullano sullo schermo, un'estetica da fumetto (con tanto di balloon e didascalie) in computer grafica che per lunghi tratti imita la tridimensionalità dei pupazzetti tipici della tecnica in stop motion.

Un'iperbole estetizzante che non può non segnare uno spartiacque. Le storie più o meno si ripetono, le follie multidimensionali non sono poi una novità. Ciò che stordisce è la capacità (anche questa figlia dei grandi padri del cinema) di ricreare quadri a ogni piè sospinto, dipingere opere d'arte (ultra-pop) a ogni frame. Ma quanto ci hanno messo a concepire tutto questo? E quanto sono povere di arte la maggior parte delle pellicole, a confronto? Sono domande che sorgono facilmente.

A questo, si aggiunge la chicca dei diversi stili grafici a seconda dei mondi, il taglio ironico quasi da supercazzola, senza dimenticare una selezione di musiche che sanno rinforzare la dimensione di strada delle vicende di Miles Morales, o intonare in senso magniloquente alcuni passaggi chiave.

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