Tesoro salvato

Il viaggio in cui Trento Longaretti scoprì la "povera gente"

Trovato il diario del pittore bergamasco del 1937, quando, ventenne, percorse l'Italia in bici per studiare i capolavori, e nelle bettole incontrò i suoi soggetti

Il viaggio in cui Trento Longaretti scoprì la "povera gente"
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di Paolo Aresi

L’archivio di Trento Longaretti è come il mare. Ci si perde. Migliaia e migliaia di documenti, lettere, cataloghi, fotografie, quaderni, schizzi. Ha attraversato tutto un secolo il grande pittore bergamasco, nato nel 1916 e morto nel 2017, attivo fino alle ultime settimane di vita, nel suo studio in Borgo Canale.

Il suo archivio è così ricco e importante, testimone di un secolo di storia e di arte, che la Sovrintendenza ha deciso di tutelarlo come fosse un monumento nazionale, con decreto del ministero del primo marzo 2023.

Tra le tante lettere, documenti e note, nell’archivio dell’artista erano conservati anche dei quadernetti scritti a mano, dai fogli ingialliti, con degli schizzi. Sono i diari che Trento Longaretti tenne quando nel 1937 decise di visitare l’Italia in bicicletta, insieme al suo amico Gigi Uboldi, che con lui aveva studiato all’Accademia di Brera.

Leggendo quelle pagine si scopre che i due ragazzi caricarono le biciclette con alcune pentole, con una tenda della Prima Guerra Mondiale, ricambi di abito, matite e colori. Partirono da Milano (Longaretti arrivava da Treviglio, Uboldi da Lecco) al mezzogiorno del 13 luglio 1937.

Ecco un frammento di diario del quadernetto, siglato a “Siena, 23 luglio 1937”: «Mi trovo in un ambiente familiare dove ho mangiato con i miei compagni. Peccato che Gian Luigi non si senta troppo bene, altrimenti si sarebbe pienamente felici. Sinceramente sono contento di questa vita, mi pare di essere diventato più uomo, di vivere più intensamente, con maggiore soddisfazione».

«Sono un poco stanco. Gian Luigi dorme con la testa sul tavolo, l’altro come al solito è uscito a fare due passi. Questa notte ho dormito sulle colline di Toscana davanti a una chiesetta chiusa e tutta la piazza di Siena si stendeva sotto di noi. Con la Luna piena lo spettacolo era molto suggestivo e malinconico. Oggi visiterò Siena e la pittura di Simone Martini, poi andrò a dormire su qualche colle vicino sulla nuda terra. Ora penso che sia bella cosa ringraziare Dio per quanto mi permette di godere e vedere».

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Longaretti era un ragazzo di vent’anni, i ventuno li avrebbe compiuti a fine settembre. Veniva da una famiglia numerosa, il padre era un maniscalco. Una famiglia che non era certamente ricca, ma che non se la passava male, al punto che Trento poté studiare a Brera (...)

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