Cinema

“John Wick 4”, un mare d’ironia in un oceano di violenza

Oltre alle parossistiche sequenze di sparatorie, pugnalate e combattimenti, il film ha alcuni assi nella manica

“John Wick 4”, un mare d’ironia in un oceano di violenza
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Di Fabio Busi

La saga di "John Wick" (diretta da Chad Stahelski, ex stunt, e giunta ancora vigorosa al quarto capitolo) va capita, non sottovalutata. Oltre alle parossistiche sequenze di sparatorie, pugnalate, combattimenti rocamboleschi, nasconde alcuni assi nella manica.

Tutto quanto è fondamentalmente ironico, privo di radicamento drammatico nella realtà: la violenza come danza, una danza macabra se vogliamo, ma che inevitabilmente reca un sorriso sul volto degli spettatori, che in sala si chiedono quale nuova follia omicida si inventerà il vecchio John (Keanu Reeves). Un killer impersonale, quasi fantasmatico, che non esita a massacrare orde di uomini per vendicare il suo cane.

Secondo: la semplicità narrativa non corrisponde affatto a una pochezza della messa in scena. Tutt'altro. In questo quarto capitolo, se ce ne fosse stato bisogno, viene confermata la pregevole tendenza a riempire gli scenari come fossero quadri, tele al neon, oppure bagnate dalle luci soffuse delle candele in chiesa, per poi inserirvi gli scontri all'ultimo sangue e le carneficine di cui sopra.

John Wick è una provocazione, ma questo già si sapeva. Come erano già ben evidenti le fantasmagorie estetiche nel terzo capitolo (infiniti scontri all'arma bianca in mezzo a scenari i più diversi, se possibile caotici e ricchi di pulsazioni luminose). Questa volta ci si supera ulteriormente, con grande varietà di luoghi (da Osaka a Berlino, a Parigi) e alcune trovate divertenti, come la mattanza in discoteca, tra le cascatelle d'acqua, oppure l'epica (doppia) salita delle suggestive scale del Sacré-Cœur.

La differenza stavolta sta in un sistema di personaggi più ambizioso: l'amico leale che si sacrifica per non venire meno alla parola data, la figlia che medita vendetta (chi ha detto “Kill Bill”?), il killer cieco che vede bene i moti dell'animo altrui, il giovane cacciatore di taglie, il tremendo marchese senza scrupoli. Nulla di sorprendente, ma è una galleria di maschere che funzionano e riescono ad allargare il respiro della saga (in attesa del quinto volume?).

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