La Carrara: tutti ne sparlano, nessuno ne parla (solo gli ex "Amici" si ribellano)
Fra eterne beghe ai vertici e problemi di bilancio sono mancate idee e strategia. E i dati lo confermano. La Tosio Martinengo di Brescia e Brera invece...
di Paolo Aresi
Da una parte l’amministrazione comunale e la Fondazione Carrara, sua emanazione. Dall’altra un gruppo di attempati irriducibili, che scrivono e convocano un’assemblea cittadina dal titolo “Accademia Carrara: è ancora un bene dei cittadini?” (oggi, venerdì 10, alle 17,30 al Mutuo Soccorso in via Zambonate). E in mezzo il nulla. Nel senso che gli intellettuali della città, cioè la gente che normalmente usa l’intelletto, cioè il pensiero, si rifiutano di rispondere. Alla domanda: «Ma lei che cosa ne pensa della situazione della Carrara?», dicono che non vogliono esprimersi. Non sul giornale, perlomeno.
Perché manca il desiderio di alimentare un buon dibattito, lontano dalle polemiche, per cercare di capire come funziona, e come potrebbe funzionare, quella che rappresenta la più importante istituzione culturale della città? I fatti dicono che la Carrara non ha raggiunto nessuno degli obiettivi che erano stati posti all’atto del suo rilancio, dopo lunghi anni di chiusura e di lavori. Dicono che sulla direzione della pinacoteca si sono compiuti dei pasticci segnati da un lato dall’eterna bega Cristina Rodeschini-Giovanni Valagussa, dall’altro dall’arrivo di un’esperta di rango, Emanuela Daffra, che dopo meno di un anno è scappata a gambe levate. Alla fine, la direzione è andata a Cristina Rodeschini che per tutta la vita ha lavorato in Carrara.
Si era pensato che la pinacoteca riformulata, in stile quadreria settecentesca, con ben seicento opere esposte in ventotto sale, avrebbe attirato circa centomila visitatori all’anno. Invece non è andata oltre i 58.125 del 2019, record di visitatori dall’apertura, spinta anche dall’esposizione del Mantegna riscoperto (da Valagussa), visibile ai visitatori dal 25 aprile al 21 luglio del 2019. Nel 2019 c’erano state altre due iniziative “Quarenghi architetto nella San Pietroburgo imperiale” e “Arte di moda, giardini di seta. Vittorio Accornero per Gucci”. Il 2020 e il 2021 ovviamente non fanno testo. Da segnalare che in questi anni, dal 2016 a oggi, si è fatta, a cura della Carrara, una sola grande mostra: “Raffaello e l’eco del mito” che ha registrato 72 mila visitatori. Anche in questo caso, la speranza era di arrivare alla soglia dei centomila.
Una seconda mostra importante venne aperta il 6 febbraio del 2020 e aveva per titolo: “Tiziano e Caravaggio in Peterzano”. Se qualcuno chiedesse “Peterzano, Peterzano… chi è costui?” la risposta è che fu maestro di Michelangelo Merisi, a Milano, oltre che allievo di Tiziano a Venezia. Insomma, non un grande pittore, tuttavia un uomo che ebbe un destino certamente particolare, tra maestro e allievo. Come sarebbe andata la rassegna? Arrivò il Covid e venne chiusa il 24 febbraio. Non giudicabile, insomma. A proposito di quel dannato 2020, la Regione Lombardia ha pubblicato la classifica dei trenta musei più visitati, nonostante tutto: al primo posto figurava la Triennale di Milano con 180 mila presenze, seguita dalle Gallerie d’Italia con 116 mila e dal Vittoriale con 113 mila. La Carrara era al ventisettesimo posto con 19.157 visitatori.
Sempre a proposito di classifiche, colpisce come la pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia sia in costante ascesa, pur senza arrivare ai livelli della Carrara (in effetti, come patrimonio artistico, fra le due istituzione esiste una grande differenza). E in costante ascesa è pure la pinacoteca di Brera a Milano che pure è stata interessata di recente da un completo riallestimento, ma senza mai chiudere (a differenza della Carrara). Comunque, se a Brera nel 2014 i visitatori furono 269 mila, nel 2017 erano saliti a 373 mila e nel 2019 a 417 mila. Come è avvenuto? (...)