La mostra sul pittore bergamasco Evaristo Baschenis trionfa a Parigi
È stata realizzata dalla Galerie Canesso in collaborazione con l’Accademia Carrara di Bergamo e il Museo Teatrale della Scala di Milano
Dopo le straordinarie mostre antologiche di Bergamo (Accademia Carrara, 1996) e New York (Metropolitan Museum of Art, 2000), il grande e raro pittore Evaristo Baschenis (Bergamo 1617-1677) si presenta per la prima volta al pubblico francese con uno scelto nucleo di opere che documentano la sua produzione di tema musicale, quella che già in vita gli diede gloria e fama.
«Ideatore di un’iconografia amata sia dal pubblico dell’arte che da quello della musica, Baschenis ha nobilitato il genere della natura morta elevando a protagonisti assoluti i pregiati strumenti della liuteria italiana, delle rinomate botteghe di Brescia, Cremona, Padova e Venezia», scrive lo storico dell’arte Enrico De Pascale.
«La sua ammirazione per questi meravigliosi manufatti si deduce dall’assoluta fedeltà con cui li ritrae “dal vero", nel musicale gioco delle variazioni plastiche e cromatiche, incorniciati da preziosi sipari come sul palcoscenico di un personale teatro – continua De Pascale -. Nella magica immobilità delle sue composizioni, nel velo di polvere che ammanta ogni cosa, si percepisce il senso dell’attesa, come una metafisica meditazione sul mondo, nel silenzio di un tempo sospeso».
L’importanza della mostra parigina, realizzata dalla Galerie Canesso in collaborazione con l’Accademia Carrara di Bergamo e il Museo Teatrale della Scala di Milano, è testimoniata dall’alta qualità delle opere esposte - tra cui spicca il Trittico Agliardi, (1665 ca.) capolavoro indiscusso del Maestro -, e dalla scelta curatoriale di porle in dialogo ravvicinato con rarissimi e pregiati strumenti d’epoca, tra cui una chitarra (1639) del veneziano Giorgio Sellas, un violino (1668) di Nicolò Amati, una spinetta (unico esemplare al mondo, datato 1560) del bresciano Graziadio Antegnati, un chitarrone (1622) di Giovanni Tesler.
Gli studi intrapresi in occasione della mostra hanno portato ad un eccezionale riconoscimento, l’unico nell’intera produzione del pittore, che di norma considera i fogli musicali dei puri fatti pittorici.
In un dipinto di collezione privata l’artista bergamasco ha posto in bella mostra sul leggìo della spinetta, come a sollecitarne la lettura, o per meglio dire, il canto, un libro-parte che nel margine superiore della pagina di sinistra mostra, perfettamente leggibili, le parole: “seconda parte”, il numero “20” e la parola “Cantus”.
I versi sono i seguenti e sono riconducibili al celeberrimo sonetto CLIX “Per divina bellezza” incluso nel “Canzoniere” di Francesco Petrarca (1304-1374), raccolta composta a più riprese tra il 1336 e il 1373-1374. Il sonetto rientra nella serie di poesie dedicate all’amore per Laura, esalta le qualità morali della donna e la sua bellezza divina.