Lo studio

La mummia del Museo Archeologico di Bergamo: era un uomo e apparteneva all'alta società

Ieri, 22 giugno, è stata effettuata la tac al Policlinico di Milano, uno degli esami da effettuare sul reperto nel contesto del "Mummy Project"

La mummia del Museo Archeologico di Bergamo: era un uomo e apparteneva all'alta società
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Continuano gli esami e gli studi del team di esperti sulla mummia del Museo Archeologico di Bergamo, volti a ricostruirne l'identità e ottenere preziose informazioni storiche sulla sua vita e il contesto in cui viveva.

Lunedì 21 giugno, il reperto è stato preparato e poi trasportato al Policlinico di Milano, dove è stato sottoposto a una tac nel reparto di Radiologia, fuori dall'orario di visita dei pazienti, con la collaborazione dell'equìpe del Professor GianPaolo Carrafiello e con il Professor Luca Bernardo, Direttore della Casa Pediatrica del Fatebenefratelli e cofondatore del "Mummy Project", incentrato sullo studio di mummie umane e animali.

In particolare gli studi su questa mummia si svolgono all'interno del progetto "Una mummia da salvare", sostenuto dalla Fondazione Comunità Bergamasca e da aziende che operano nel territorio di Bergamo, in cui si faranno ricerche sulla mummia arrivata al Museo Archeologico nel lontano 1885, procedendo poi al restauro e all'esposizione in una nuova mostra sull'Antico Egitto.

Ciò che si sa finora è che si tratterebbe di un uomo: attraverso la traduzione delle scritte sul sarcofago si è scoperto che il suo nome è Akhetkhonsu e che quest'ultimo è stato realizzato durante la 22esima dinastia, quindi tra il 900 e l'800 a. C. Doveva essere un personaggio di rilievo, appartenente all'alta società, dato che il processo di mummificazione comportava dei costi che lo rendeva inaccessibile alle fasce più povere della popolazione. Pare inoltre che il sarcofago sia stato profanato in passato da predoni alla ricerca di gioielli e oggetti preziosi al suo interno, dato che era usanza riporli all'interno assieme al defunto.

Le analisi permetteranno anche di iniziare il lavoro di ricostruzione del volto, con cui si potrà ammirare l'aspetto originario della persona quando era in vita, nella futura area allestita nel Museo, in cui saranno esposti 22 shabti, cioè delle statuette funerarie, 10 amuleti, 8 bronzetti, una mano, un dito e un piede sbendati, oltre ovviamente al sarcofago con la mummia.

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