La proiezione al Palamonti del film dedicato a Luigi Donini, pioniere morto nel 1966 in Val Brembana
L'uomo, arrivato da Bologna, morì durante un'operazione di recupero al Buco del Castello insieme a Carlo Pelagalli
Grande apprezzamento da parte del pubblico durante la serata di presentazione del film “Fino in fondo - Luigi Donini, un ragazzo di San Lazzaro”, che si è tenuta al Palamonti di Bergamo venerdì 17 novembre scorso.
La vicenda di Donini
L’iniziativa, organizzata dallo Speleo Club Orobico (Sco), in collaborazione con il Soccorso alpino e speleologico lombardo, ha riempito la sala ed erano presenti anche il presidente del Cnsas Lombardo, Luca Vitali, oltre a una rappresentanza significativa di tecnici della IX Delegazione speleologica lombarda e di colleghi provenienti da altre regioni.
«Luigi Donini, giovane bolognese, perse la vita nell’aprile del 1966, nella grotta del Buco del Castello in Val Brembana, durante un’operazione di soccorso, assieme all’amico Carlo Pelagalli: per questo sacrificio, entrambi ricevettero la medaglia d’oro al valor civile alla memoria - ha commentato Giordano Frassine, già delegato della IX Speleologica -. Nonostante la prematura scomparsa, Donini ha lasciato una eredità culturale non indifferente. Era infatti anche un naturalista, si interessava di geologia e paleontologia, era soprattutto un curioso, un visionario, un trascinatore con indubbie doti da leader, che gli vengono ancora riconosciute oggi dai suoi compagni, a distanza di quasi sessant'anni dalla scomparsa. Soprattutto, adottava sempre un rigoroso approccio scientifico».
Il progetto del film
Il film, secondo quanto raccontato dal regista Ginetto Campanini, ha avuto una gestazione lunga e travagliata: pensato prima del Covid, ha poi subito diverse trasformazioni e ritardi, per poi finalmente riuscire a prendere luce, all’inizio di quest’estate, nella forma definitiva. «L’incidente - ha proseguito Frassine - è stato di fatto il primo intervento dell’allora neonato Soccorso speleologico, ufficialmente costituitosi a Torino un mese prima.
Quando nel settembre del 2021 è stato chiesto alla IX Delegazione speleologica di collaborare a questo progetto, proprio per la parte che riguardava le riprese in grotta al Buco del Castello, non abbiamo potuto dire di no. Benché tutti noi conoscessimo la triste vicenda, rammentata dalla targa commemorativa all'ingresso della grotta, partecipare a questo progetto ci ha permesso di approfondire la conoscenza della figura di Donini, spesso relegata per lo più al ruolo di vittima di questa vicenda».
Il rimando all'episodio di Fonteno
A fronte di un notevole progresso, delle competenze tecniche e sanitarie, così come organizzative e gestionali -ha spiegato il rappresentante del Soccorso alpino -, alcuni elementi sono invece rimasti immutati: il senso di appartenenza ad una comunità ristretta e la necessità, in caso di bisogno, del contributo di tutti: «Come quella volta Donini e Pelagalli partirono da Bologna, insieme ad altri speleologi provenienti da diverse parti d’Italia, per portare aiuto ai loro compagni, pochi mesi fa, a luglio, di fatto è successo un episodio simile: in una grotta della Bergamasca, a Fonteno, dove a noi soccorritori lombardi sono arrivati in aiuto colleghi provenienti da altre regioni. Oggi come allora, questo è un valore fondamentale che dobbiamo conservare».