Dal passato

La storia sconosciuta del vescovo che rubò le reliquie di Sant'Alessandro

All'inizio dell'Ottocente il presule della diocesi di Fano era in esilio a Bergamo. Devoto al Santo, tranò per aprirne le urne e....

La storia sconosciuta del vescovo che rubò le reliquie di Sant'Alessandro
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di Paolo Aresi

Le reliquie di sant’Alessandro, soldato romano e patrono di Bergamo, sono conservate in Duomo, nella chiesa di Sant’Alessandro in Colonna e in Sant’Alessandro della Croce. Riposano in teche preziose, ormai da mille e settecento anni: il martirio di Alessandro, come degli altri soldati della Legione Tebea che rifiutarono di adorare l’imperatore Massimiano, è collocato a Bergamo intorno all’anno 300.

La storia di questi resti del santo patrono di Bergamo è raccontata da un libro in uscita in questi giorni (Bolis Edizioni), scritto da don Bruno Caccia aiutato da Pierfranco Pilenga. Don Bruno, esperto d’arte sacra della nostra curia vescovile, si è spento il 15 maggio scorso. Pierfranco Pilenga ha voluto comunque concludere l’opera.

Le reliquie, informa il volume, provengono dalla sepoltura di Alessandro nella necropoli fuori dall’attuale Porta che ha il suo nome. La sepoltura fu voluta da una nobildonna romana e discepola di Alessandro, Grata.

Proprio in quel luogo sorse poi la Basilica di Sant’Alessandro, demolita dai veneziani nel 1561 per fare posto alle nuove mura. Per la città fu uno choc, si può immaginare. Il sarcofago di Sant’Alessandro venne traslocato nel monastero di Santa Grata, le reliquie finirono nel Duomo attuale, allora dedicato a San Vincenzo.

Il sarcofago, senza i resti del Patrono, venne quindi trasferito nella chiesa di Sant’Alessandro della Croce, dove oggi è la base dell’altare rivolto ai fedeli. Le chiese di Pignolo e di borgo San Leonardo (oggi via Sant’Alessandro) sorsero intorno all’anno mille: è probabile che il vescovo di allora diede ai due nuovi templi parte delle reliquie del santo (...)

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