dubbi e perplessità

«Ma con la nomina della nuova direttrice i problemi della Carrara sono risolti?»

Una lettera del circolo Libertà e Giustizia di Bergamo che spinge a riflettere sul futuro del museo e che mette in dubbio il sistema duale, proponendone di alternativi

«Ma con la nomina della nuova direttrice i problemi della Carrara sono risolti?»
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La nomina della nuova direttrice dell'Accademia Carrara, ovvero Maria Luisa Pacelli, non ferma il gran fermento e il dibattito in corso in città sulla gestione del museo. Anche il circolo Libertà e Giustizia di Bergamo, con la firma di Donatella Esposti, ha infatti scritto una lettera per esprimere preoccupazione sulle criticità del sistema.

Una «gran fretta»

Esposti premette: «La Carrara ha una nuova direttrice, nominata all'unanimità dal CdA che, si dice, "si è riunito con la massima segretezza nelle prime ore di lunedì". Tanta segretezza può suonare comica oppure sospetta, dipende da chi osserva, ma poco importa: il fatto è che questa nomina non ci ha sorpreso. Ce la aspettavamo, come ci aspettavamo che Amministrazione e Fondazione avessero una gran fretta, nella convinzione che, una volta fatta la nomina, sarebbe finalmente passata la nottata, sarebbe finita l’attenzione dei media e poi rientrata la protesta».

Il problema centrale

Arriva poi al cuore della questione: «Il problema è un altro. La sindaca crede davvero che i problemi creati dalle scelte compiute a suo tempo dal sindaco Gori in materia di politica culturale (e in particolare l'impianto della Fondazione Carrara) siano risolti? Che le questioni che hanno determinato la crisi della Carrara fossero dovute a problemi di incompatibilità di carattere?  Crede davvero l'Amministrazione che  la soluzione sia quella di "far passare la nottata" dell'evidenza mediale, e che contraddizioni e limiti di gestione e trasparenza della Fondazione si risolveranno da soli, senza intervenire a modificarne l'impianto?».

Dubbi condivisi?

La lettera continua spiegando che, almeno per quanto interpretato da chi la scrive, la stessa sindaca Elena Carnevali, e così anche l'assessore alla Cultura Sergio Gandi, avrebbero avuto qualche dubbio, calcolato che «hanno ammesso che il modello duale di gestione (direttore-general manager) non solo non è l'unico possibile, ma non è neanche il più usato nei musei italiani» e «hanno affermato che la Fondazione non debba avere un carattere aziendale».

Tra pubblico e privato

Rimandando al fatto che il sistema duale sia stato voluto e creato dal precedente sindaco, Giorgio Gori, con la nomina di Gianpietro Bonaldi a general manager, nella lettera viene aggiunto: «Gori ha dimenticato spesso che il problema della sostenibilità economica non è sottovalutato da chi protesta sui temi della tutela del patrimonio culturale e ambientale; sarebbe bene, una volta per tutte, che  smettesse di considerare i critici delle sue scelte come chi non vede i problemi concreti e pensa a soluzioni ideologiche. Al contrario, si conoscono molto bene i limiti gravi di una gestione interamente pubblica del patrimonio culturale, impossibile tra l'altro oggi da considerare per motivi di costo, ma altro è l'utilizzo del patrimonio pubblico (culturale e ambientale) per costruire mix di partecipazione che  utilizzano il pubblico come volano e foglia di fico, ma consegnano di fatto la gestione a privati».

Brescia: un modello diverso

Da qui una nuova domanda: «Ci chiediamo come mai, al contrario, a Brescia il Comune abbia un saldo controllo del proprio patrimonio culturale avendo dato vita, dopo una ricerca condotta col Politecnico di Milano, ad un'unica Fondazione che raccoglie all'intero comparto museale e culturale pubblico della città (e i risultati di una diversa visione,  bisogna dirlo, sono stati più che evidenti anche nell’organizzazione degli  eventi dell’anno della Capitale della Cultura)».

L'augurio

La lettera conclude: «Ci si augura che l'Amministrazione che verrà invitata continui a condividere  nei fatti quello che la sindaca Carnevali ha dichiarato ieri e che è proprio ciò che spinge noi cittadini: "fare in modo che la Cultura diventi un patrimonio di conoscenza condiviso da tutti i cittadini e la ricchezza dell’Accademia si trasformi in uno strumento di crescita per l’intera comunità"».

Commenti
Marcello

Non sono a conoscenza della reale situazione, motivo per cui mi astengo da qualsiasi commento. Dico solo che vivo benissimo lo stesso, e il "problema" per me non è un problema.

Maria Teresa Solivani

È molto grave che una sede culturale così bella non regali i suoi " frutti" ! Concordo nel dire che chi non sa e non ha mai saputo fare il suo dovere andava licenziato subito....è così che si fa in ogni azienda . Sarebbe bello eguagliare il comune di Brescia....ma per questo né questa giunta , né la precedente sono all'altezza del compito. VEDRETE CHE BERGAMO!

Simone

Direi che i problemi sono ben lontani dall'essere risolti. Il bilancio della Carrara nell'anno 2023 Bergamo Capitale della cultura e con 130mila vicitatori si è chiuso con una perdita netta di 246 mila euro .. no dico !! Figuriamoci gli anni precedenti quando le visite erano anche solo 30 mila .. una voragine !!! Lo ripeterò sino alla noia !! Questi "direttori artistici" hanno in mano quello che è considerato il petrolio Italiano, LA CULTURA !! Bene, dal petrolio si deveno avere utili, non perdite, altrimenti i direttori si accomodano in panchina .. il concetto mi sembra abbastanza chiaro !!

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