Monastero di Astino, la mostra "Ambiente Urbano, 1970-1980" di Basilico prorogata fino a gennaio
Cinquanta immagini in bianco e nero, molte delle quali inedite, realizzate negli anni Settanta nelle periferie di Milano
È stata prorogata fino al 6 gennaio 2025 la mostra "Ambiente Urbano, 1970-1980" al Monastero di Astino dedicata all'opera di Gabriele Basilico, che si sarebbe invece dovuta concludere il prossimo 10 novembre. La mostra è a ingresso gratuito, con orari di apertura: sabato e domenica ore 9.30 - 12.30 e 14.00 - 17.00.
La Milano degli anni Settanta in cinquanta immagini in bianco e nero
Premiata dalla critica e dal pubblico durante l'estate, la mostra si focalizza sull'opera di un artista che, come pochi altri, è riuscito a espandere i confini della ricerca fotografica entrando pienamente nel dibattito artistico e culturale.
Una ricognizione fotografica che propone cinquanta immagini in bianco e nero, molte delle quali inedite, realizzate negli anni Settanta prima di "Milano. Ritratti di fabbriche", uno dei progetti più importanti della fotografia italiana contemporanea.
In questi anni Basilico indaga le periferie di Milano in un momento in cui l'impatto del processo di de-industrializzazione appare ormai evidente. L'obiettivo si sofferma sui luoghi legati alla storia operaia della città quali grandi quartieri residenziali, stabilimenti industriali, spazi interstiziali, distribuiti in diversi quartieri.
Scrive il curatore Corrado Benigni, nel catalogo pubblicato da Electa che accompagna la mostra e che per la prima volta riunisce in un volume organico le immagini di quel decennio realizzate da Basilico a Milano: «Ambiente urbano è progetto fondamentale per capire l’intera opera di Basilico, perché dalla documentazione dell’edilizia popolare in crescita, ritraendo anche famiglie in interni e bambini e figure di operai nelle strade, dunque non nell’ufficialità degli edifici storici monumentali, egli subito individua il terreno ideale dal quale partire per studiare e capire il senso della città, che diviene un teatro molto più vasto rispetto a quanto se ne può rappresentare nella singola immagine».