E i rispettivi libri

Premio Narrativa Bergamo, ecco chi sono i cinque scrittori finalisti dell'edizione 2024

La serata di premiazione è in programma per sabato 27 aprile al Teatro delle Grazie. Tra marzo e aprile, incontri aperti a tutti per conoscere meglio gli autori

Premio Narrativa Bergamo, ecco chi sono i cinque scrittori finalisti dell'edizione 2024
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Ieri pomeriggio, martedì 6 febbraio, alla Biblioteca Tiraboschi di Bergamo sono stati rivelati da Andrea Cortellessa i cinque libri finalisti della 40esima edizione del Premio Narrativa Bergamo, selezionati dal Comitato Scientifico composto, oltre che da Cortellessa stesso, da Silvia De Laude e Michele Mari.

Gli autori pronti a contendersi il premio sono Marco Rossari, Tiziano Scarpa, Franco Stelzer, Luca Scarlini e Benedetta Fallucchi. Il riconoscimento verrà assegnato, dopo gli incontri con il pubblico e a seguito della votazione della giuria popolare, sabato 27 aprile.

Come ha spiegato la segretaria generale Flavia Alborghetti, le votazioni si terranno tra il 15 e il 22 aprile. I giurati potranno ritirare i libri a partire da domani (giovedì 8 febbraio) e la Giuria Popolare sarà così composta: 70 gli adulti (56 estratti fra oltre 300 richieste pervenute più 14 giurati storici e onorari), 30 giovani, 18 gruppi culturali (fra cui due gruppi del carcere) e 10 scuole. I 56 "adulti" sono stati estratti in diretta durante l'evento: i sorteggiati riceveranno via mail la lettera ufficiale di nomina e i residenti fuori provincia riceveranno per posta i libri finalisti.

Come ogni anno, anche in questo 2024 sono previsti, prima dell'evento conclusivo della rassegna, gli incontri con i finalisti, condotti da Giacomo Raccis presso la Biblioteca Tiraboschi in via San Bernardino 74, a Bergamo. Questo il calendario (sempre alle 18):

  • Giovedì 7 marzo - MARCO ROSSARI
  • Giovedì 14 marzo - TIZIANO SCARPA
  • Giovedì 21 marzo - FRANCO STELZER
  • Giovedì 28 marzo - LUCA SCARLINI
  • Giovedì 4 aprile - BENEDETTA FALLUCCHI

Come detto, la cerimonia di premiazione si terrà invece sabato 27 aprile, alle 18, al Teatro alle Grazie. A condurla sarà il giornalista Max Pavan di BergamoTv, che intervisterà i cinque scrittori finalisti.

Chi sono i finalisti

Marco Rossari

Forse per via della sua attività di traduttore, che l’ha portato a cimentarsi con i più importanti autori di lingua inglese, Marco Rossari ha sempre avuto la passione per le storie letterarie. Fin dai tempi di L'unico scrittore buono è quello morto (2012) e dell’arguto Piccolo dizionario delle malattie letterarie (2016) si è divertito a esplorare i paradossi e i vizi del mondo letterario, osservandolo con un occhio tanto divertito quanto distaccato e cinico.

Quei paradossi e quei vizi sembrano piombare tutti sulle spalle del protagonista di All’ombra del vulcano (Einaudi 2023), romanzo che racconta la storia di un uomo (molto simile a Rossari) impegnato a tradurre Sotto il vulcano di Malcolm Lowry, romanzo modernista intriso di alcool e disperazione (effettivamente tradotto da Rossari per la nuova edizione Feltrinelli), e al contempo affrontare la fine di una lunga relazione. Il gioco di specchi è presto impostato e vede riflettersi il Messico raccontato da Lowry in una Milano estiva deserta e spietata. Sospinto dalla consueta vena ironica (e autoironica), Rossari trasforma il libro culto per generazioni di scrittori nel baedeker sentimentale di un uomo che sta perdendo tutte le proprie certezze e rischia di affondare.

Tiziano Scarpa

Ha una forma indecifrabile il nuovo romanzo di Tiziano Scarpa, La verità e la biro (Einaudi 2023). Lo scrittore veneto ci ha abituati a titoli che difficilmente mettono il lettore sulla buona strada per intuire i percorsi che si snodano tra le pagine dei suoi libri (basti pensare, tra gli ultimi, a Il brevetto del geco, 2016, e a Il cipiglio del gufo, 2018), ma in questo caso lo straniamento procede anche oltre la soglia del frontespizio: il racconto si presenta frammentato in una miriadi di brevi capitoli titolati dove si alternano ricordi di persone che hanno detto, in maniera perentoria e originale, la verità al protagonista, citazioni dal cinema e dalla letteratura, riflessioni trasversali (di taglio sociologico, diremmo) sui caratteri del nostro presente e il resoconto di una vacanza in Grecia dove, immaginiamo, quel protagonista sta raccogliendo appunti e spunti per un’articolata riflessione sul concetto di verità (nientemeno).

E quella riflessione, in forma discontinua e rapsodica, è ciò che si trova di fronte il lettore, continuamente pungolato dalla comica schiettezza dell’autore, ma al tempo stesso dalla puntualità delle sue osservazioni, che definiscono a poco a poco un filtro attraverso cui cominciare a guardare la vita e la realtà che ci circonda, rispondendo a una vocazione altissima dell’impegno letterario che da tempo Scarpa persegue.

Franco Stelzer

Già finalista con il precedente Cosa diremo agli angeli (2018), Franco Stelzer torna al Premio Bergamo con un libro esile e delicato, Stiratore di luce (Hopefulmonster 2023), pubblicato in una collana in cui il curatore Dario Voltolini (che firma la postfazione) invita autori e autrici già noti a cimentarsi con testi eccentrici in cui l’attenzione alla lingua riveste un peso maggiore che d’abitudine.

Stelzer mette in scena il personaggio di Bodo, la sua vita fatta di poche cose, di pochi luoghi, di una quotidianità umile e ripetitiva, in cui risuonano gli echi della fiaba. E la lingua, fatta di una sintassi piana e di un lessico semplice, mimetica rispetto alla psicologia elementare di Bodo, accompagna il protagonista lungo un’inattesa fuga dell’ordinario, cercando di restituire la percezione di sensazioni e situazioni davvero nuove, per le quali, in alcuni momenti, mancano davvero le parole. Figura dell’ingenuo e del puro, Bodo è protagonista di una parabola dai valori universali, in cui il desiderio (di conoscenza, di affetto) si manifesta nella sua forza entusiasmante e catastrofica.

Luca Scarlini

Dopo aver ricostruito l’immaginario occidentale sulle streghe attraverso un’eccezionale collezione di stampe che permettono di arrivare all’origine di questo mito secolare (Stregherie. Fatti, scandali e verità sulle sovversive della storia, 2022), Luca Scarlini - scrittore, drammaturgo, curatore e storyteller - ha pensato di saggiare quel tema sul terreno infido della propria personale biografia. Le streghe non esistono (Bompiani 2023) è infatti il memoir di un’infanzia trascorsa all’insegna di un quotidiano scontro tra l’omofoba ortodossia comunista di cui il padre, il Retore, era l’indiscutibile depositario e una vocazione all’eccentricità anti-patriarcale di cui invece la madre, donna di casa capace di far valere la propria autonomia, si faceva portavoce.

In mezzo a queste due spinte contrapposte si trova il piccolo Luca, diligente ripetitore di canti patriottici ucraini, sedotto però dalle rutilanti mises sfoggiate dagli amici travestiti a cui la madre insegna l’uncinetto. Con una lingua barocca che ammicca a Gadda, Scarlini ci consegna un’autobiografia che è racconto picaresco e di formazione, ma soprattutto esercizio di autocoscienza, in cui chi dice io risale alle origini delle proprie inclinazioni e lo fa mostrando la bellezza di un mondo in cui si può non rinunciare a nulla.

Benedetta Fallucchi

Davvero singolare è la storia raccontata in L’oro è giallo da Benedetta Fallucchi (Hacca 2023), scrittrice al suo romanzo d’esordio. La protagonista ha un rapporto tormentato con la (propria) vescica e, più in particolare, con il fare la pipì. E questo disagio la spinge a investigarne le origini, ripercorrendo i momenti della propria vita che hanno generato in lei la cattiva abitudine di svegliarsi più volte durante la notte per urinare o il terrore che le scappi nei momenti meno opportuni e che sia impossibilitata a farla; ma la porta anche a osservare le ragioni culturali di un imbarazzo verso la minzione che, ad esempio, non si riscontra in altre culture (Fallucchi è corrispondente dall’Italia per un quotidiano giapponese).

Nascono da questo interesse a largo spettro per il tema anche i capitoli che intervallano la narrazione, in cui vesciche e urina fanno la loro comparsa, componendo un’immaginaria galleria di «piccoli pisciatori nell’arte». Romanzo solo apparentemente leggero, L’oro è giallo si presenta come un dispositivo in grado di aprire un discorso e condurlo su piani diversi, mescolando intelligentemente il serio e il faceto.

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