La mostra

Tito Terzi, che ha saputo cogliere la vera bellezza delle Orobie

Il mondo del grande fotografo è visibile nel museo Sestini, al convento di San Francesco, in Città Alta

Tito Terzi, che ha saputo cogliere la vera bellezza delle Orobie
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Tito Terzi è stato forse il più grande fotografo della montagna bergamasca. Della montagna intesa come natura, ma anche come civiltà. In montagna, Tito Terzi ci era nato, nel 1936, a Gromo, da famiglia benestante, quella dei farmacisti del paese. Ma, fin da ragazzo, Tito aveva altro per la testa.

In quegli anni Cinquanta della sua giovinezza, Tito le percorse tutte quelle montagne che aveva attorno, con due suoi amici, rimasti poi per tutta la vita: Biagio Bertini ed Enzo Valenti, anche loro del paese. Bertini divenne poi un sottufficiale della Guardia forestale, Valenti maestro elementare e giornalista, fedele alla sua valle.

Il mondo di Tito Terzi è visibile dallo scorso venerdì 28 maggio nel museo della fotografia Sestini, al convento di San Francesco, in Città Alta, dal giovedì alla domenica dalle 11 alle 19, fino al 5 settembre. La moglie del fotografo, Adele Tavella Terzi, ha infatti donato al museo le cinquantamila diapositive realizzate da Tito durante la sua vita, e dato una mano anche nella catalogazione. Da quella donazione nasce la mostra di questi giorni, che doveva venire effettuata lo scorso anno, ma che poi era stata rinviata a causa dell’epidemia di Covid-19.

03_Cima Benfit
Foto 1 di 3
01_Quattro Matte
Foto 2 di 3
04_Rifugio Curò
Foto 3 di 3

Terzi si era dedicato alla fotografia come professionista negli anni Settanta. Avviò un sodalizio fruttuoso con l’editore Cesare Ferrari di Clusone. Insieme realizzarono verso la fine di quel decennio e negli anni Ottanta libri fotografici prestigiosi come i due volumi “Sul Sentiero delle Orobie”, il libro dedicato al Serio e quello che percorre il tracciato del Brembo.

Il primo, grande successo fu “Alpi Bergamasche” dove si trovano alcuni degli scorci e delle cime più suggestive delle nostre montagne. E’ stato detto che, nei libri di Tito Terzi, le nostre montagne appaiono più affascinanti delle Alpi più famose, come le Retiche o le Graie. In effetti, Terzi è stato il fotografo che per primo, più di ogni altro, è riuscito a porre in evidenza la bellezza di tanti luoghi delle Orobie.

Quando, nel maggio del 1990, Cesare Ferrari chiese al giornalista Paolo Aresi di dirigere la rivista “Ol Sere”, questi gli propose di rivoluzionarla e di dare spazio anche alla bellezza della montagna, chiedendo aiuto proprio a Tito Terzi, il quale rispose con entusiasmo, diventando il principale collaboratore della rivista che mutò il suo nome, nell’agosto del 1990, in Orobie (l’aspetto grafico della rivista venne affidato a Stefano Ferrari, figlio di Cesare).

La mostra si sviluppa a partire dal primo articolo e dalle prime fotografie di Terzi apparse sull’annuario del Cai del 1963 ed è divisa in quattro sezioni: l’esploratore fotografo, l’attività editoriale, il Sentiero delle Orobie, Abitare la montagna. Le immagini in bianco e nero scattate fra il 1958 e il 1967 e poi quelle successive, comprese alcune inedite.
Tante le immagini suggestive. Tutte rimandano l’impressione del viaggio, dell’esplorazione. Perché Tito, morto nel 2010, fu proprio un esploratore che, da solo o con gli amici, si sobbarcava ore e ore di cammino, ore di attesa per ottenere la giusta luce, per potere sottolineare il valore, il senso di armonia e di stupore che generano tanti luoghi della nostra montagna. Per cogliere quella che chiamiamo bellezza.

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