In Basilica e non solo

«Un'infinita meraviglia»: Vittorio Sgarbi affascinato dai tesori di Gandino

Il sottosegretario al Ministero della Cultura ha replicato la visita del 2016, sulle tracce del pittore Ceruti protagonista a Brescia nell'anno della Capitale della Cultura. Stupore anche per gli arazzi fiamminghi, in Basilica fino al 24 settembre

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Se l’esposizione nel Museo della Basilica rivela un “Ceruti mai visto”, a farsi rivedere venerdì 25 agosto a Gandino è stato Vittorio Sgarbi, sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura, che è tornato nell’antico borgo medievale della Val Seriana dopo averlo “scoperto” nell’aprile 2016.

Anche allora a portare il celebre esperto d’arte nella monumentale Basilica di Santa Maria Assunta fu il ciclo di dipinti (ben 38 quelli cui è attribuita la paternità) di Giacomo Ceruti, detto il Pitocchetto, grande artista bresciano della prima metà del '700. Lo scorso maggio è stata inaugurata a Gandino la mostra dedicata a sei opere del Ceruti, appena restaurate con il contributo della Fondazione Credito Bergamasco. Esse di norma adornano la Basilica di Gandino a diversi metri d’altezza e per la prima volta sono state spostate in Museo, dopo la loro sistemazione. È così possibile (sino al 10 settembre - info al 340.6775066) ammirarle da vicino, in tutta la loro bellezza, nella pinacoteca. In mostra, sempre di Ceruti, anche il ritratto del notaio Patirani (da collezione privata), documenti originali conservati nell’archivio parrocchiale e nell’archivio di Stato.

La parrocchiale di Gandino è parte dell’esposizione bresciana relativa al pittore e può vantare certamente il “primato” relativo alla produzione sacra del Pitocchetto. Ad accogliere Sgarbi c’erano il prevosto don Ferruccio Garghentini e il sindaco Filippo Servalli, affiancato dalla delegata alla Cultura Cristina Maccari, oltre al rettore del Museo e custode della Basilica, Francesco Rizzoni, al coordinatore del distretto Le Cinque terre della Val Gandino, Giambattista Gherardi, e a numerosi rappresentanti delle realtà associative locali, a cominciare dal gruppo Amici del Museo. Fra i tanti presenti anche il comandante della vigilanza urbana Enrico Badon, il maresciallo capo dei Carabinieri, Francesco Ciaco, l'artista gandinese Ivano Parolini e il regista leffese Luca Capponi, già autore di un film su Papa Francesco. Capponi realizzerà, con un collega inglese, un reportage dedicato alla gente di Gandino, riprendendo il percorso che il Ceruti fece nel '700 con i popolani.

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Sgarbi in Basilica ha potuto ammirare anche l’eccezionale esposizione (prolungata sino al 24 settembre) degli arazzi fiamminghi di norma conservati in Museo. Rappresentano il ciclo della Vita della Vergine e furono donati ad inizio '600 da Bartolomeo Castello, notabile gandinese residente a Vienna. La serie fu realizzata a Bruxelles, all'epoca il più importante centro per la tessitura di tali manufatti. Le botteghe responsabili furono quella di Cornelis Mattens e di suo figlio Hans.

Sgarbi si è detto ancora una volta ammirato della quantità e della qualità delle opere conservate nella Basilica di Gandino, «monumento di indiscusso rilievo nazionale», che giusto lo scorso 14 agosto ha ricordato il Quarto Centenario dalla posa della prima pietra, avvenuta nel 1623.

Sgarbi si è concesso una passeggiata in centro storico, salutato nei locali e negli esercizi commerciali da non pochi ammiratori. Immancabile la torcia a led con cui ha illuminato i dettagli di tante opere, ripromettendosi un'ulteriore visita in un paese che in ogni angolo propone meraviglie. Sul registro del Museo Sgarbi ha lasciato una deduca autografa: «Non si viene mai abbastanza a Gandino, per vedere molte bellezze sconosciute, nelle opere e nelle persone. Lo spirito vive a Gandino!».

 

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