La polemica

Il nipote di Manzù parla di «scempio» al Monumento al Partigiano: «ingabbiato e inavvicinabile»

Giacomo Manzoni si scaglia contro l'intervento del Comune «che ha assalito in modo arrogante la creazione»

Il nipote di Manzù parla di «scempio» al Monumento al Partigiano: «ingabbiato e inavvicinabile»
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Non riesce a credere a quanto successo e a come sia stato possibile pensare e realizzare un intervento che ha definito uno «scempio». Giacomo Manzoni Manzù, nipote dell'artista Giacomo Manzù, ha scritto una lettera indignata per esprimere tutta la propria disapprovazione sull'intervento urbanistico del comune al Centro Piacentiniano. Ma le parole più taglienti le ha nei confronti di come è stato trattato il Monumento al Partigiano.

La fatica del maestro, lo scempio dopo i lavori

La scultura originale

«Tolte le barriere dei lavori, curiosi di vedere il rinnovamento civico  tanto decantato, si rimaneva esterrefatti e increduli nel vedere lo scempio perpetrato al Monumento del Partigiano di Giacomo Manzù - scrive il nipote -. Sappiamo quanta fatica fece il Maestro a ritrovare la fiducia verso la sua città, dopo le incomprensioni, donando un’opera alla quale teneva molto. Una scultura pensata, proporzionata nella giusta altezza dal suolo. Perfino la semplice e struggente frase posta sul retro era stata voluta di suo pugno».

Un monumento «ingabbiato e inavvicinabile»

La scultura ora

Dopo quello che il nipote definisce «massacro del Centro Piacentiniano», di tutti questi ripensamenti e attenzioni del Manzù non resta più nulla. Scrive «Tutto questo è scomparso, minimizzato, equivocato senza rispetto. Oggi il Monumento è ingabbiato, inavvicinabile, con il bel bronzo patinato sopraffatto dal corten arrugginito dell’invaso. Ma non è finita. Ai suoi lati per completare  il tutto, il nuovo intervento  ha previsto la collocazione di due pali della luce dipinti di nero, uno dei quali interferisce visivamente e in modo pesante con lo stesso».

Un'opera "intubata"

Il progetto avrebbe quindi snaturato completamente il monumento stesso e avrebbe «assalito in modo arrogante la creazione del grande scultore, intubandola dentro una volgare vasca circolare, riempiendola di terra con lo scopo maldestro di ottenere un’aiuola, mutando completamente il suo rapporto proporzionale, tagliandone gran parte della base originale che in origine era giustamente adagiata a filo terra, anticipata da un breve vialetto giusto per rendere omaggio all’opera da parte di chi avesse voluto ammirarla da vicino».

Per Palazzo Frizzoni «Il monumento non è stato toccato»

La conclusione è sferzante: «Ora così oltre al Monumento, oggi a Bergamo abbiamo anche “Il Palo del Partigiano” e per questo sarebbe bene mettere una targa apposita per dire che non ė opera di Giacomo Manzù». Tuttavia, secondo Palazzo Frizzoni «il monumento non è stato spostato né toccato» e, come spiegato a L'Eco di Bergamo, il palo «è uno solo e il suo obiettivo è proprio la valorizzazione del monumento stesso, affinché non rimanga più buio alla sera e possa essere più visibile. Il lampione non è posto davanti al monumento, ma di lato, al di fuori dall’area del piedistallo, e non ne intralcia la visuale». Il «piedistallo» è invece «una soluzione pensata per valorizzare il monumento».

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