Anche i Beatles ora tifano Atalanta
Ci hanno provato a rovinarla. Ci hanno provato quelli del Corriere Tv, pubblicando su internet un video riguardante una rissa avvenuta la sera di mercoledì fuori da un pub. Peccato che i nostri siano arrivati a Liverpool solo la mattina della partita e che a scontrarsi sono stati alcuni tifosi del Francoforte con dei buttafuori. Una bufala vergognosa, giornalisticamente prima di tutto, che non è però riuscita a rovinare la nostra festa. Perché certe notti son fatte per restare nella storia, e le malepenne rimangono tristi senza inchiostro.
Dopo anni di sogni e speranze infrante, di desideri impossibili (dicevano) e polvere negli occhi, Goodison Park ha tremato, nel vero senso della parola, sotto l’urto incontrollabile della passione atalantina. Dove nessuna italiana aveva mai vinto, l’Atalanta vince 1-5. Uno a cinque. E pensare che chi era a Goodison Park ha visto anche la B; ha visto oltre un secolo di storia della sua squadra infangata dal calcioscommesse; ha visto le trasferte a Catanzaro e Andria. Ha visto tutto questo aspettando solo e soltanto una notte così. Perché il bello del calcio è che non finisce mai: dopo un’annata storta, ce ne sarà sempre un’altra pronta a regalare speranze e riscatti. Nessuno però si aspettava questo. Nessuno. Eppure...
Se Lione e Nicosia sono state belle, Liverpool è stata una sorta di catarsi collettiva, un’immersione pura nell’essenza del football. Lì è nato il gioco, lì sono state scritte le pagine più belle e affascinanti di questo sport, lì hanno i modelli di stadio a cui tutti vorremmo che si ispirasse l’impianto che verrà dell’Atalanta. E lì i ragazzi di Gasperini hanno scritto la storia, davanti a oltre tremila tifosi che hanno deciso di prendere e partire nonostante i prezzi proibitivi e il lungo viaggio. Del resto, c’era da mettere una firma sul grande libro della Dea. E quando l’Atalanta chiama, Bergamo e la sua gente rispondono. Sempre.
Che poi, come si può definire viaggio l’esodo atalantino in quel di Liverpool? No, non scherziamo. Ogni chilometro in più che questa squadra regala al proprio pubblico è un ricordo impresso nell’album del cuore. Quella bellissima onda che ha cantato e urlato per novanta e passa minuti portava dentro sé tutta Bergamo, tutta la gente, chi c’era e soprattutto chi non c’era. Perché lassù i nostri tifosi hanno mostrato al mondo la pagina più bella del nostro calcio, ovvero un popolo così attaccato alla propria squadra da sentirsene parte integrante. Pure i Beatles son diventati atalantini, altro che risse.
Un tifoso, prima di partire, ha scritto una bellissima lettera che gli ultras atalantini hanno giustamente pubblicata sulla propria pagina Facebook (Sostieni la Curva) e che riassume al meglio tutto questo: «Noi non siamo una tifoseria: siamo un popolo attaccato alle sue tradizioni e a ciò che lo rappresenta. [...] I nostri figli ci guarderanno in tv, e noi ci auguriamo di poter guardare loro tra 30 anni a tenere alta per noi quella stessa bandiera con cui siamo cresciuti e con cui stanno crescendo loro. È troppo bello essere dell’Atalanta. Andiamone fieri ora che l’Europa ci guarda incredula, ma andiamone ancor più fieri anche qualora tornassimo a Andria o a Massa Carrara». Ma quei giorni possono aspettare. Il presente ci sta regalando qualcosa di unico, che tra decenni ancora racconteremo.
La vera forza dell’Atalanta è avere un pubblico per il quale il risultato non è altro che un piccolo dettaglio. E a Goodison Park è come se la squadra avesse voluto ringraziare la sua gente portando a termine un’impresa che mai si era vista prima, a Bergamo e neppure a Liverpool. Una notte tutta per lei. Chissà cosa ci riserverà il 2018 adesso. Tanto abbiamo capito che non c’è limite ai sogni.