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Il film da vedere nel weekend The Post, il coraggio della verità

Il film da vedere nel weekend The Post, il coraggio della verità
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Regia: Steven Spielberg.
Con: Meryl Streep, Tom Hanks, Sarah Paulson, Bob Odenkirk, Tracy Letts, Bradley Whitford, Bruce Greenwood, Matthew Rhys, Alison Brie, Carrie Coon, David Cross, Jesse Plemons, Michael Stuhlbarg, Zach Woods.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Steven Spielberg è fuor di ogni dubbio uno dei registi più apprezzati dal grande pubblico. Questo si deve soprattutto al fatto che, dopo un inizio abbastanza coraggioso (il film Duel del 1971 era decisamente pionieristico sotto diversi aspetti), il regista si è inserito pienamente nelle logiche di mercato proposte da Hollywood e dalla grande distribuzione. Questo lo ha condotto a proporre delle opere sicuramente meno provocatorie ma certamente molto più apprezzate dagli spettatori. Spielberg è insomma uno dei simboli dell’establishment del grande cinema commerciale, che però non si risparmia un’autorialità forte. La sua capacità maggiore è stata quella di riadattare generi tradizionali e di ricostruirne le dinamiche di base in un momento di grande innovazione per il cinema mondiale. Lo squalo o Incontri ravvicinati del terzo tipo sono da questo punto di vista assolutamente emblematici di tutto un nuovo modo di intendere la settima arte, il ruolo del regista e del suo essere un autore. Fra le sue opere più note ricordiamo la saga di Indiana Jones, la favoletta fantascientifica di E.T., il fantascientifico Minority Report e i più recenti Munich o Il ponte delle spie.

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Il suo nuovo e attesissimo The Post è una parabola sul mestiere del giornalista, sul coraggio di andare contro il potere costituito per il dovere di informare il pubblico e sull’etica della notizia che oggi pare essersi perduta quasi completamente. La vicenda si avvia con la pubblicazione (nel 1971) di un dossier governativo legato alla condotta di guerra americana in Vietnam, la “guerra sporca” per eccellenza. Un’azione scomoda, che solleva la polvere nascosta sotto il tappeto e che richiama ovviamente l’attenzione dei giornalisti. Dopo il New York Times è il Washington Post a dedicarsi allo scandalo, pubblicando i contenuti del dossier. A farsi carico di questa pericolosa iniziativa sono l’editore Katharine (Meryl Streep) e il direttore Ben (Tom Hanks). Un’azione rischiosissima quella messa in atto dal Post, che non solo scoperchia gli errori e le stupidità dell’amministrazione, ma mette a rischio la sopravvivenza stessa del giornale. Tutto in nome di un ideale più importante: quello della libertà di stampa ed espressione.

 

 

È vero che la guerra del Vietnam è stata per anni (e ancora oggi in parte è) uno dei grandi rimossi della cultura americana, un tema spinoso con cui ancora si devono fare completamente i conti. Ma non è un caso che per raccontare parte di questa vicenda un autore attento come Spielberg scelga di concentrarsi su una parabola di giornalismo, sulla libertà di informazione, sul rapporto fra chi fa la notizia e chi la diffonde, su un Presidente che si schiera contro i reporter e quegli stessi reporter che si oppongono alla sua retorica. Ecco che si legge facilmente in filigrana una critica all’attuale amministrazione americana, infusa all’interno di un film che la riporta al passato, come per segnalarne un antecedente imprevisto.

Film classico nella struttura e nelle scelte di regia, The Post è guidato quasi completamente dalla forza della vicenda che racconta e dalla bravura dei suoi interpreti. Non è certo casuale che Spielberg si sia circondato ancora una volta di attori amatissimi dal pubblico, volti noti del cinema commerciale di qualità che facilitano l’immedesimazione dello spettatore nel film e nelle sue dinamiche. Un tratto importante questo, perché è scoperta l’intenzione del regista di parlare del suo presente rivolgendosi al passato, per segnalare che ciò che oggi sembra inedito e mai visto forse ha avuto delle radici più profonde di quanto si possa pensare. Un film solido e piacevole, che con intelligenza riesce ad intrattenere lo spettatore proponendogli spunti di riflessione mai banali.

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