Un duro avversario sulla strada della gloria

Fognini il mangiaracchette che ci ha fatto sognare la finale

Fognini il mangiaracchette che ci ha fatto sognare la finale
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Andiamo, lo sappiamo tutti come andrà a finire. Fabio Fognini perderà le staffe, farà qualche gesto sconsiderato, butterà la racchetta al vento e al diavolo l'idea di redenzione. Finirà che gli anni che dividono l'Italia dall'ultima finale di Coppa Davis si allungheranno ancora e poi ancora, e avanti ci andrà la Svizzera perché ha i due più bravi, Federer e Wawrinka. Dopotutto anche i sogni hanno un prezzo, ma quello di rivedere una coppia azzurra all'ultimo atto di questo appuntamento - era successo nel '98 contro la Svezia - non è quello più alto. Costa caro aspettarsi che Fognini riesca a trovare il coraggio di combattere il suo demone, quello che lo ha reso celebre ancor prima del suo tennis.

Premesse che rendono questa semifinale di Ginevra (da oggi, venerdì 12 settembre, fino a domenica) un appuntamento abbastanza scontato. «E' un match impossibile. Se gli svizzeri prenotano i biglietti per la finale di novembre, io li ho prenotati per le Maldive», ha detto lo stesso Fognini. In effetti, le agenzie svizzere di viaggi stanno offrendo pacchetti a buon prezzo per la prossima finale, a Parigi, o a Praga, e questo la dice lunga sulla considerazione che hanno della coppia azzurra. Del resto hanno Federer. Che arriva da una finale di Wimbledon e da una semifinale degli Us Open, ma soprattutto, a trentatré anni, Roger cerca motivazioni sui ripiani vuoti della sua bacheca dei trofei. L'oro olimpico in singolare, sì. Ma anche questa Davis a cui Federer in gioventù non partecipava volentieri. «Possiamo scrivere la storia - ha detto -, non vediamo l'ora di giocare davanti al nostro pubblico».

Lo sappiamo tutti che andrà a finire con Fognini e Bolelli a testa bassa, qualche rimpianto, poco altro. Scontata, scontata al punto che per uscire dal solito cliché, Fabio ha dovuto persino fare un fioretto: «Prometto che farò il bravo». Anzi: «Al mio ritorno da New York, una settimana fa, ho promesso a mamma, papà e alla mia ragazza che cambierò, che mi comporterò meglio. Mio padre si arrabbia molto quando faccio queste sceneggiate in campo». Qualche giorno fa, in ritiro, quelli dell'antidoping lo hanno buttato giù dal letto alle 6 del mattino. E lui dopo, stizzito, ha twittato con un po' di blasfemia: «Vampiri alle 6.25 del mattino #porcod…».

E' l'occasione a rendere l'uomo diverso. Panatta, nel '76, andò in Cile a vincere quella Davis contro tutto e contro tutti. Persino contro il regime di Pinochet. Altri tempi, altri campioni. Famoso per le sue sfuriate, vezzi da bad boy, per Fognini questa è (l'ennesima?) opportunità di riscatto. «So che a volte perdo il controllo. Ma poi capisco anche quando ho torto e quindi chiedo scusa, anche se a volte in ritardo. Sento come se avessi un virus in corpo. Devo lavorarci sopra, e questo richiede tempo, proprio come ci vuole tempo per guarire una ferita». L'occasione di battere Federer, ahinoi, potrebbe non ripetersi più. Sappiamo tutti come andrà. Ma qualche volta vale la pena sognare un finale diverso.

 

http://youtu.be/Q1C16WzZAvY

 

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