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Il film da vedere nel weekend Suburra, la Roma occulta e corrotta

Il film da vedere nel weekend Suburra, la Roma occulta e corrotta
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Regia: Stefano Sollima.
Cast: Pierfrancesco FavinoElio GermanoClaudio AmendolaAlessandro BorghiGreta Scarano, Giulia Elettra Gorietti, Antonello Fassari, Jean-Hugues Anglade, Adamo Dionisi, Giacomo Ferrara.
Dove vederlo a Bergamo e provincia: qui.

 

Roma è in questi giorni al centro di un interesse mediatico senza precedenti per le dimissioni dell’uscente sindaco Marino. Al di là dei discorsi che si possono fare in merito e che pure sono stati fatti dai maggiori interpreti dell’attualità politica e culturale, questo è solo l’ultimo episodio di una crisi che sembra avvolgere da qualche anno a questa parte la nostra capitale. La città rappresentata da Federico Fellini prima in La dolce vita e poi in Roma, simbolo di un’epoca e di un modus vivendi ben definito, pare ormai scomparsa. Se La grande bellezza di Paolo Sorrentino ci presentava una versione aggiornata di quel mito, mettendone in evidenza anche gli aspetti più oscuri, Suburra di Stefano Sollima ci parla senza remore di una crisi apparentemente irrimediabile, per parafrasare le parole dello stesso Claudio Amendola.

Come Aprile di Nanni Moretti, anche il film di Solimma si apre intorno alla figura di Silvio Berlusconi, dimissionario dalla carica di presidente del Consiglio. Pochi giorni prima anche Benedetto XVI, così si immagina nel film, decide di abbandonare il pontificato. Roma è lasciata senza figure di riferimento politiche o religiose che siano. Il film effettivamente si basa quasi completamente sulla mancanza di personaggi al potere, soprattutto di genere maschile: i padri abbandonano il loro ruolo e lasciano i figli in balia dei loro desideri, spesso autodistruttivi. Solimma ce lo racconta attraverso i destini incrociati di un gruppo di personaggi disastrati, in eterna combutta con il potere politico per la gestione di una città sempre più acefala e autodistruttiva.

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Solimma, bisogna riconoscerlo, è un regista che non ha paura di rischiare. Lo ha fatto già qualche anno fa, realizzando un film come ACAB sul delicato argomento della violenza fra polizia e manifestanti di ogni genere, tema allora particolarmente scottante e di cui troppo spesso ci si dimentica. Il regista sceglie di impossessarsi di un romanzo complesso e crepuscolare in cui è palese la firma di Giancarlo de Cataldo (già autore del best-seller Romanzo criminale) e lo usa per tratteggiare un lungo racconto maledetto sulla città eterna. Il film si fregia poi di una regia impeccabile e di una fotografia ricca e complessa, che confeziona un prodotto tecnicamente di altissimo livello; certo, il desiderio di raccontare molto mantenendo un ritmo narrativo serrato e veloce obbliga il film a sacrificare dettagli importanti. La forma cinematografica viene sottoposta a una dura prova e non è un caso che sia stata annunciata la serie televisiva di Suburra poco dopo il suo arrivo nelle sale: come se il film fosse il gigantesco episodio pilota di una storia ancora tutta da scrivere.

Notevole l’interpretazione degli attori, tutti scelti fra i nomi di punta del divismo cinematografico italiano contemporaneo. Su tutti domina, prevedibilmente, l’istrionismo recitativo di Pier Francesco Favino. Interessante è anche ritrovare un Claudio Amendola finalmente purgato dal riso isterico di un telefilm come I Cesaroni, che qui interpreta un personaggio adulto e complesso. Dopo la prova meravigliosamente riuscita de Il giovane favoloso, in cui era un Leopardi umanissimo e intimo, anche Elio Germano riesce qui a trovare una sua dimensione personale e di grande impatto visivo ed emotivo. Su tutto domina il senso della storia, che avvince lo spettatore per l’intera durata del film, dimostrandosi in grado di muovere liberamente nel sottobosco del potere politico e dei suoi meccanismi perversi. Non è un caso che dietro ci sia (anche, ma non solo) l’autore di Romanzo criminale, uno dei primi casi letterari italiani ad affrontare in maniera diretta lo spinoso tema dei poteri occulti, cui hanno fatto seguito le non sempre eccellenti indagini di un nuovo divo come Roberto Saviano.

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